Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 1

di Donatella Perullo

Capitolo  1

Attenzione 

Questa Fanfiction contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama “Moon Lovers: Scarlet Ryeo”.

Il padiglione del Goryeo Era Makeup Culture era affollato di visitatori. La mostra era divisa in due sezioni. Nella prima, le maggiori aziende della skincare e del makeup mostravano i loro prodotti più innovativi, offrendo anche trattamenti gratuiti. L’altra era dedicata, invece, alla storia della cosmesi. Qui, centinaia di persone ascoltavano dalle guide storie remote, osservando oggetti e dipinti risalenti a un’epoca che aveva cambiato il Paese. Un’era che era stata governata da un re saggio e triste, un sovrano che aveva nascosto nel suo cuore un dolore insanabile.

L’ombra sgusciò sfuggente tra la folla ed entrò nella galleria dove erano esposti dipinti dell’era Goryeo. Un gruppo guidato ne era appena uscito, l’ambiente era silenzioso e profumava di azalee e rose. Alle pareti chiare erano affissi antichi disegni che raffiguravano momenti di vita e visi ormai dimenticati, volti che per lui erano stati famiglia.

Una donna era in piedi, sola, dinanzi al ritratto del re. Gli dava le spalle, ma nonostante ciò Wang So la riconobbe e le gambe gli tremarono tanto che dovette appoggiare le spalle al muro per sorreggersi.

Erano trascorsi ventisei anni dal giorno in cui lei era morta, ventisei anni durante i quali aveva fatto di tutto per essere un re giusto e non mostrare il tormento che lo straziava. La perdita della sua Hae Soo lo aveva distrutto. Se solo avesse letto le lettere che gli aveva inviato. Se quello stupido di Wang Jeong non avesse messo la sua scrittura sulle buste, se solo…

Si rivide stringere tra le mani una fredda urna cineraria, anziché il volto tenero di lei e il respiro gli si spezzò di nuovo, esattamente come allora. Non doveva più pensare a quei momenti, nulla aveva più importanza ora, perché alla fine ci era riuscito. Aveva trovato il modo.

Aveva attraversato il tempo e lo spazio per riabbracciare l’unica donna che avesse mai amato. Lei era la sua persona, la sua unica regina!

Un cammino lungo 1046 anni, un viaggio che chiunque avrebbe ritenuto impossibile, ma non lui. L’aveva giurato a lei e a se stesso. Ci aveva creduto fino in fondo e alla fine aveva scoperto il segreto custodito dall’astronomo Choi Ji-mong.

Così, il quattro luglio del 975, all’età di cinquant’anni, aveva lasciato per sempre Goryeo per raggiungere finalmente la sua Hae Soo.

“Se non siamo dello stesso mondo … ti troverò, mia Soo!”

Chiuse gli occhi e sospirò. Quand’era partito non sapeva come avrebbe fatto a trovarla in un tempo così diverso dal suo. Nonostante lei gliene avesse parlato tanto, non riusciva a immaginare il suo mondo, quello dal quale era arrivata per illuminare il suo cuore nero, il cuore del Cane lupo.

Dalla colonna dietro la quale si era nascosto, Wang So osservò Hae Soo. Era minuta e fragile come la ricordava. Liberi dalle costrizioni di antiche acconciature, i lunghi capelli corvini le sfioravano le spalle, sciolti e fluenti.

Lui strinse gli occhi e cercò dentro di sé il coraggio necessario ad avvicinarla. La memoria lo riportò al crepuscolo del giorno in cui il suo ottavo fratello era morto. Baek-ha lo aveva raggiunto nel cortile del Palazzo e dopo avergli riferito la notizia, aveva annunciato la sua partenza.

Era stato allora che ancora una volta aveva sentito che con Hae Soo aveva perso tutto. Si era toccato il volto indurito dal dolore e aveva giurato a lei e a se stesso: “Se non siamo dello stesso mondo … ti troverò, mia Soo!”

Ora che quella promessa l’aveva mantenuta, perché quell’ultimo passo gli sembrava impossibile da muovere? Riaprì gli occhi e li posò di nuovo su di lei. Era ancora ferma dinanzi al quadro che lo ritraeva. Mille domande lo assillarono. Lo avrebbe riconosciuto? Si sarebbe ricordato di lui? Come avrebbe reagito?

Ebbe paura delle possibili risposte e fu tentato di fuggire e tornare a cercarla quando si fosse sentito meno insicuro, ma poi notò un tremore scuoterla. Senza neanche rendersene conto lasciò l’ombra che lo aveva celato e mosse qualche passo verso di lei.

Hae Soo si copriva la bocca con una mano per soffocare singhiozzi disperati. La sua afflizione era così straziante che Wang So si sentì morire.

«Perdonami per averti lasciato solo», gemeva tra i singulti.

Wang So annullò l’ultimo brandello di distanza che li separava, deciso a stringerla in un abbraccio, ma un grido alle sue spalle lo gelò.

«Eccolo! L’ho trovato! È nella sala dei dipinti!»

Il re imprecò a denti stretti: «Aish», poi pensò: “non ora, non ora!”. Non dovevano prenderlo, non prima che fosse riuscito a parlarle e a riabbracciarla. Infilò una mano nella tasca della giacca e prese un fazzoletto. Non era della seta delicata che avrebbero meritato le sue guance morbide, ma glielo porse egualmente, restando alle sue spalle, senza che potesse scorgerlo in viso.

Hae Soo accettò il gesto d’istinto e quando, prendendo il fazzoletto, gli sfiorò inavvertitamente le dita, Wang So sentì un brivido percorrergli la schiena.

«Fate presto o scapperà!» gridò di nuovo la voce.

Non poteva fare altro che fuggire, proprio ora che l’aveva ritrovata. Adesso che avrebbe potuto finalmente vedere di nuovo il suo sguardo d’onice, era costretto ad andare via. Guardò verso l’uscita della sala e vide tre uomini correre verso di lui. Hae Soo si stava asciugando le lacrime e non si era accorta di nulla. Lui le sfiorò appena i capelli lucenti e sussurrò «Ti ho ritrovata, mia regina e non ti perderò mai più», poi si dileguò, prima che lei potesse vederlo in volto

Fine primo capitolo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Flower of Evil (악의 꽃)

“E se mio marito fosse un serial killer senza sentimenti né lacrime?”
Una storia potente, un intreccio thriller dall’ingranaggio perfetto.

di Donatella Perullo

Titolo: Flower of Evil (악의 꽃)

Genere: Thriller

Dove vederlo: in streaming su Viki

Sceneggiatura: Yoo Jung-hee

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero episodi: 16

Durata per episodio: 60 minuti circa

Anno di trasmissione in patria: 2020

Main Cast:

Lee Joon-gi (Baek Hee-sung/ Do Hyun-soo)

Moon Chae Won (Cha Ji-won)

Jang Hee-jin (Do Hae-soo)

Seo Hyun-woo (il giornalista Kim Moo-jin)

Jung Seo-yeon (Baek Eun-ha, figlia di Hyun-soo e Ji-won)

Kim Ji-hoon (allievo di Do Min-seok)

Choi Byung-mo (Do Min-seok)

Baek Hee-sung (Lee Joon-gi) e Cha Ji-won (Moon Chae-won) sono sposati e hanno una bellissima bambina che li adora. L’uomo è un artigiano del metallo e ha il suo laboratorio al piano terra della loro abitazione, mentre Ji-won è una detective della polizia. Sono una coppia affiatata e molto innamorata, in apparenza normalissima e serena. All’inizio della storia la famiglia è pronta a festeggiare il trentanovesimo compleanno dell’uomo, con i genitori di lui. Qui s’intravedono le prime ombre. I due, infatti, non sembrano accettare la famiglia del figlio. Da subito si capisce, quindi, che non tutto è come sembra. Quando non è alla presenza della moglie o della figlioletta, Baek Hee-sung appare freddo e cupo. È un uomo duro nei confronti della madre e i dialoghi tra loro fanno intendere che celano qualcosa. È così, in effetti.

Baek Hee-sung nasconde alla moglie un terribile segreto. Un passato orribile che l’ha indotto ad avere un’identità segreta. In realtà l’uomo è infatti Do Hyun-soo, figlio di Do Min Seok, (Choi Byung Mo), un serial killer suicidatosi prima di essere catturato dalla polizia.  All’epoca dei terribili omicidi, il giovane Hyun-soo viveva con il padre e la sorella maggiore, Hae Su, in un villaggio. Alla morte del padre, il giovane perché chiuso e anaffettivo, era stato preso di mira dai concittadini. Convinti che il ragazzo fosse complice del genitore, avevano perpetrato su di lui esorcismi e torture. Per questo, dopo la misteriosa uccisione del capo villaggio, Hae-su, era fuggita con il fratello e per non essere rintracciati, i due si erano separati.

“Vorrei che potessimo scambiarci corpo per un giorno, così che tu possa sentire quanto ti amo” (Cha Ji-won)

A distanza di diversi anni Do Hyun-soo vive dunque ormai come Baek Hee-sung. Ha una vita in apparenza serena, ma è tormentato dai fantasmi del passato e terrorizzato dal timore di essere davvero come suo padre. Si sforza di restare in equilibrio tra la sua vecchia vita e quella che si è creato, ma è vittima di dolorosi disturbi emotivi. Disturbi che lo spingono a sforzarsi di mostrare sentimenti che è convinto di non riuscire realmente a provare. Tutti questi equilibri da lui faticosamente costruiti, sono destinati, però,  a crollare.

A sua moglie sono affidate, infatti, le indagini su alcuni omicidi seriali che ricordano quelli messi in atto anni prima da Do Min Seok. Questo manda in crisi Hyun-soo ma, soprattutto, porta Cha Ji-won a scoprire verità inaspettate sul marito. Riuscirà il suo amore a resistere a tutto quello che verrà alla luce? Soprattutto, quanto di suo padre c’è in Do Hyun-soo e quanto c’è di vero in ciò che l’uomo crede di provare?

“Se nemmeno tu mi credi, come farà chiunque altro a credere a ciò che dico?” (Do Hyun-soo)

Raccontare la trama di Flower of Evil è un’impresa difficile se non si vuole rivelare troppo e rovinare la visione. Questo drama ha una storia potente, complessa e magnificamente sviluppata. È un intreccio thriller disseminato di indizi mai casuali, che si sviluppa suscitando sorpresa ed emozioni forti. Gli appassionati del genere, che hanno letto romanzi e visto tante serie tv e film, sono abituati a certi meccanismi tipici e ormai, aimè, prevedibili. Lo so bene perché sono tra questi ed è da tempo che trovo con difficoltà storie capaci di sorprendermi e avvincermi. È per questo che Flower of Evil è stata per me una salutare sferzata di energia. Questo drama è un ingranaggio perfetto che lascia soddisfatto anche lo spettatore più difficile, come me. Nel rappresentarvi la storia ho dovuto per forza di cosa evitare di parlare di personaggi e fatti fondamentali, perché mi avrebbero fatto rischiare spoiler imperdonabili.

Non è solo l’intreccio poliziesco, però, a rendere speciale Flower of Evil. Ciò che lo rende, per me, un Drama di classe superiore, è la costruzione umana dei personaggi. Per primo Do Hyun-soo con i suoi tormenti, il suo disagio psicologico e il suo chiudersi al mondo con la certezza di non essere in grado di empatizzare con il prossimo né amare nessuno. È un personaggio magnificamente umano, che Lee Joon-gi ha reso suo, rappresentandolo come solo un grande professionista è capace di fare. Attraverso i suoi occhi, l’attore ci mostra l’inferno interiore di Do Hyun-soo e ci fa desiderare di salvarlo, anche senza sapere se lo meriti oppure no.

Hyun-soo che si paragona al dio Efesto, il meno bello del monte Olimpo, odiato da tutti per il suo carattere, sente di non meritare nulla. Non ama, ma protegge la sua bambina e sua moglie. Non ha scrupoli a mantenere segreta la sua vera identità, ma non esita a perdonare chi in passato ha tradito lui e sua sorella. Sente di non aver nulla da perdere, eppure protegge ciò che ha, a costo della vita. Questo personaggio, credetemi, vi resterà tatuato sul cuore e lascerà segno che difficilmente svanirà.

Così sarà anche per Cha Ji-woon, una poliziotta innamorata del proprio mestiere. Lei ha sempre saputo cosa voleva dalla vita e ha conquistato ogni suo traguardo. Per amore del marito farà scelte imprevedibili e coraggiose. Prenderà decisioni giuste, a volte difficili e soprattutto non vacillerà, se non per qualche breve istante. Perderà l’equilibrio solo per poco e quando lo avrà recuperato, resterà salda sulla propria strada, a qualsiasi costo e contro tutto e tutti.

“È il padre di mio figlio, è la mia famiglia, è la mia persona e ha una moglie che starà al suo fianco qualunque cosa accada.” (Cha Ji Won)

Intorno a loro due, una miriade di satelliti, ognuno con le sue peculiarità, con le sue luci e ombre e tutti sublimi. Dalla squadra di colleghi detective di Cha Ji-woon, ai genitori adottivi di Do Hyun-soo. Fino ad arrivare allo spietato padre killer che continua a tormentare i ricordi di Hyun-soo.  Senza bisogno di troppe parole, ma con il suo sguardo nero come la notte più buia, Do Min Seok (Choi Byung Mo) riesce a inquietare anche gli spettatori più coriacei. C’è poi il giornalista Kim Moo-jin (Seo Hyun-woo) con il suo struggente amore mai dimenticato per la tormentata Do Hae-su. Una nota speciale è dovuta anche alla piccola Jung Seo-yeon, che interpreta da attrice consumata Baek Eun-ha la figlioletta di Hyun-soo e Ji-woon. Ricordate questo nome, perché sono certa che diventerà una star.

Ultimo ma non ultimo Kim Ji-hoon, un attore che ho scoperto in questo drama e del quale vorrei parlare tanto. Non posso, però, perché del suo personaggio credetemi non oso riferire neanche il nome per non rovinare sfumature importanti del racconto. Vi basti sapere che dopo aver visto Flower of Evil non lo dimenticherete facilmente.

Per quanto riguarda la colonna sonora, a costo di sembrare ripetitiva, devo dire che è perfetta per la storia alla quale fa da contrappunto. Due brani in particolare sono entrati di diritto nella mia playlist e non credo ne usciranno mai: Feel You, cantata da Shin Yong-jae  e In my Heart, cantata da Lim Yeon. 

In conclusione, Flower of Evil è inaspettatamente salito in cima alla mia classifica dei drama. È di certo il più avvincente e toccante che ho visto quest’anno e vorrei davvero che lo vedeste perché lo ritengo imperdibile, come è stato per pochi finora. Nonostante la messa in onda sia terminata da poco, Lee Joon-gi ha vinto per la sua interpretazione già due premi  al 5 ° Asia Artist Awards, come Asian Celebrity e come Best Artist. Sono certa che non saranno solo i primi riconoscimenti per la sua eccellente performance e che ne arriveranno altri anche per gli altri professionisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo eccellente lavoro.

La mia valutazione
10/10
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Jeoseung Saja (저승 사자)

Il Cupo Mietitore, il messaggero della morte in bilico tra i due mondi

di Maria De Riggi

Jeoseung SajaCredit immagine: Opera dell’artista nekoyasha89 ©

La cultura popolare coreana affonda le sue radici nello sciamanesimo, un insieme di tradizioni, conoscenze e credenze che provengono dai popoli nativi di tutto il mondo.

Si racconta che i primi capi della Corea avessero qualità sciamaniche o che discendessero dagli sciamani

Gli antichi coreani seguivano un concetto animistico e credevano che ogni oggetto avesse un’anima. I rituali sciamanici includevano il culto degli spiriti e dei demoni che, secondo la loro visione, abitano ogni elemento della natura. Tramite figure soprannaturali come i fantasmi, i goblin, le kumiho, i qilin… hanno cercato di dare un significato a ciò che accade nel mondo. Questo è il motivo per cui la cultura coreana riflette la concezione dell’unione tra il mondo umano e quello spirituale.

Jeoseung Saja –  Credit Immagine: Museo Nazionale della Corea

Attraverso studi, riflessioni e ricerche si tenta di dare una spiegazione alla vita e soprattutto alla morte che nel corso del tempo, ha acquisito un significato e un valore diverso. Piuttosto che rappresentarla in maniera spaventosa, l’immagine cambia, si sviluppa, fino a divenire una guida che accompagna le anime nell’adilà.

Negli ultimi anni molti drama hanno affrontato tale tematica, delineando il messaggero della morte come un essere ambivalente in bilico tra i due mondi.  Dotato di una particolare umanità, egli va oltre al ruolo di guida degli inferi. Spesso è dotato di una bellezza affascinante.

Grazie all’immaginario fantastico che spesso attinge l’ispirazione dai miti, si evidenzia una sorta di continuità tra vita e morte.

Di solito per il credo buddista di cui è impregnata la cultura orientale, la vita è rappresentata attraverso un concetto che la rende simile a un’energia. Questa forza si sviluppa, si trasforma e si reincarna fino a completare un percorso che porterà all’Illuminazione finale. Con la morte la coscienza si stacca dal mondo materiale e l’anima risorge nella dimensione spirituale. Nel momento in cui ritorna alla vita, precipita nuovamente nel mondo materiale. Questo ciclo di reincarnazione è chiamato metempsicosi.

Jeoseung Saja – Credit imagine: opera di LEEhyO0106 ©

In Occidente la Morte è raffigurata come un’entità spaventosa senza viso, al posto del quale c’è una profondità oscura. Indossa un lungo mantello nero e porta con sé una falce che serve per dividere il corpo dallo spirito.

Nella cultura coreana, invece, essa appare simile a un essere umano dalla carnagione pallida e gli occhi infossati. Si ritiene sia uno spirito che serve il Grande Re Yomna (염라 대왕 ), che governa il mondo ultraterreno. Il Tristo mietitore indossa un hanbok nero, indumento caratteristico dell’epoca Joseon, e un cappello nero chiamato gat ().

Viene denominato in molti modi: Tristo Mietitore, Sinistro Mietitore, Cupo Mietitore (in inglese Grim Reaper).

In Corea è noto come Jeoseung Saja  (저승 사자), che letteralmente si traduce in messaggero dell’aldilà. Infatti “Jeoseung significa “aldilà” – non è né il paradiso né l’inferno – “Saja” significa   “messaggero” o “inviato”.

Il lavoro del Jeoseung Saja è quello di guidare le anime nell’oltretomba, seguendo dei precisi ordini.  Negli ultimi anni il suo ruolo è stato umanizzato ulteriormente ritenendo che possa aiutare a risolvere qualche avvenimento sospeso del defunto.

Proprio con queste caratteristiche il Tristo mietitore viene rappresentato nel famoso drama: Guardian: The Lonely and Great God, meglio conosciuto come Goblin. Nel drama questa entità è interpretata dall’attore Lee Dong-wook che con il suo viso pallido, le labbra rosse e l’aria perennemente triste e imbronciata ha reso questo personaggio in maniera eccelsa.

Una Fan art del Tristo Mietitore (Lee Dong-wook) nel drama Guardian: The Lonely and Great God

In Goblin, il Tristo mietitore indossa abiti scuri e un cappello con falda larga che lo rende invisibile.  In realtà questo particolare non fa parte della narrativa tradizionale del Jeoseung Saja. La sceneggiatrice, Kim Eun-sook, ha avuto l’idea di unire al mito del Jeoseung Saja quello de “Il cappello del goblin o Dokkaebi Gamtu”.

Secondo la leggenda, infatti, se una persona indossa il cappello di un dokkaebi, diventerà invisibile.

La storia del Cappello del Goblin è commemorata addirittura in un francobollo della Corea del Sud.

La narrativa dei drama è ricca di storie che parlano del Tristo mietitore. Goblin forse è uno dei più famosi, ma molti altri K-drama di successo hanno sviluppato tale figura come ad esempio: Arang e The Magistrate, Black, 49 Days, oltre a una serie di film di successo chiamata “Along With The Gods

Nel drama Black è l’attore Song Seung-heon a interpretare il Cupo mietitore. Entra nel corpo di un umano e incontra una ragazza capace di vedere le ombre. Privo di qualsiasi conoscenza legata alle emozioni, il suo sarà un percorso di avvicinamento al mondo emotivo dell’uomo, fino a scoprire l’amore, la gioia e le sofferenze. Ancora una volta il mondo terreno e quello spirituale si intersecano, evidenziando che forse la linea che li divide non è così netta come si può pensare.

La più famosa storia popolare coreana riguardante il Jeoseung Saja è il mito del Generale Sineui che tentò di ingannare la morte. Questo è un mito che si è tramandato per anni oralmente. Solo in seguito, nel 1994, è stato registrato dall’ Università di Andong nel Journal of Historical Sites of Mt. Geumo.

Il generale Sineui era nato sul monte Geumo, situato nella contea di Chilgok. Quando il Jeoseung Saja andò da lui per portare via la sua anima, egli tentò di ingannarlo. Si trafisse la testa con uno spillo d’argento, che teneva lontani gli dei malvagi, e circondò la sua casa con alberi di arance. Questi frutti erano, infatti, considerati frutti del bene ed erano in grado di impedire il passaggio del Jeoseung Saja. Per ben quattro giorni il tristo mietitore  non riuscì a entrare nella casa del generale, fin quando trovò un varco attraverso un albero di pesco. Il pesco era considerata infatti una pianta malvagia  e grazie ad essa il  Jeoseung Saja riuscì ad entrare nella casa e si nascose sotto il pavimento.

Quando il generale andò a lavarsi la faccia, Jeoseung Saja balzò allo scoperto, lo colpì con un martello di ferro e lo trascinò negli inferi.

Il generale Sineui non si arrese e riuscì a sconfiggere i Gaekgwi (fantasmi che vagano tra gli Inferi e il mondo dei mortali), fuggendo poi dagli Inferi. Tornò così dalla sua famiglia, ma questa nel frattempo lo aveva già seppellito. Il temerario generale i ritrovò così sotto terra e morì di nuovo, soffocato.

La morale è che non si può combattere contro il destino e che la morte è ineluttabile per ogni essere vivente.

Una morale che non lascia spazio alla speranza. Anche se ci sono miti che si differenziano come quello, ad esempio, dell’isola di Jeju. Questo mito narra, infatti, di un uomo di nome Samani Bonpuli che riuscì a ingannare la morte per quarantamila anni. Un prolungamento dell’esistenza che però conduce allo stesso traguardo.

All’uomo non è permesso di varcare il confine e ritornare con la stessa coscienza al mondo terreno. Ha un modo però di entrare in dimensioni diverse per cercare di comprendere… è attraverso la fantasia e l’immaginazione. Scrittori e sceneggiatori, toccati dall’ispirazione, potrebbero essere in grado di alzare il velo della conoscenza.

In fondo il mito insegna che la Natura è regolata da leggi inesorabili, ma suggerisce anche che l’uomo ha nella propria coscienza un frammento sovrannaturale che sopravvive alla morte e che appartiene al Regno dell’Immortalità.

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La leggenda dei fiori di ciliegio nord coreana tra storia e fantasia

Una storia sul valore dell’amicizia. Un racconto che arriva fino a noi dall’epoca Joseon.

di donatella Perullo

Tempo fa ho parlato di cosa rappresentino i fiori di ciliegio per i sudcoreani e del perché appaiano spesso in molte scene romantiche dei Drama. Alla fine dell’articolo, riportai una suggestiva leggenda sull’origine dei fiori di ciliegio. Rivelai anche di aver trovato, durante le mie ricerche, anche un’altra racconto tradizionale ed è di questo che mi appresto a parlare.

È un mito sull’origine dei fiori di ciliegio, proveniente dalla Corea del Nord. A differenza della storia sudcoreana, “La leggenda fiabesca dello Yoshino, il primo ciliegio dell’isola di Jeju”, che parla d’amore ed è fiabesca, il racconto nordcoreano racconta il potere dell’amicizia come sentimento indissolubile e ha una connotazione più realistica, seppur altrettanto poetica.

Ovviamente, entrambe le leggende sono antichissime e risalgono a epoche di gran lunga antecedenti la scissione del paese.

Prima di proporvi la traduzione del mito nord coreano, ci tengo a evidenziare una cosa. Come ho appreso dalle fonti, in Corea del Sud la base della parola utilizzata per fiori di ciliegio,벚꽃을 (beojkkoch-eul), è la ㅈ (consonante J). Nel Nord della Corea, invece, per comporre il vocabolo che significa fiori di ciliegio, 벗꽃을 (beojkkoch-eul), è utilizzata come base la “ㅅ” (consonante S).  Sempre al nord, la parola amici si scrive 벗의 (beos-ui). Noterete che la prima sillaba grafica di 꽃을 (fiori di ciliegio) e di 의 (amici) sono identiche. Per questo motivo, dunque, il titolo de La Leggenda dei fiori di ciliegio nordcoreana può essere letto anche come “La leggenda del fiore di un amico”. Devo ammettere però che, dopo aver letto la storia, anche se non è letterale come traduzione, a me suona meglio “La leggenda del fiore dell’amicizia”.

Eccone qui il testo tradotto per me dal mio amico Gabriele Discetti, brano che ho poi un po’ arricchito per renderlo più vicino al nostro stile narrativo:

La leggenda dei Fiori di Ciliegio (La leggenda del fiore dell’amicizia)

Due ragazzi di nome Hak e Sol vivevano in un piccolo villaggio. Entrambi i padri avevano sacrificato le loro vite in guerra e i due giovani erano cresciuti soli con le loro madri. Quando compirono sedici anni Hak e Sol, furono chiamati a onorare il loro dovere di sudditi e partirono per il servizio militare. Qualche tempo dopo, purtroppo, mentre Hak era lontano, la madre fu derubata da alcuni malviventi. Al giovane giunse la triste notizia che la donna fosse in condizioni critiche. Il giovane supplicò il comandante di poter tornare a casa per accorrere al capezzale della madre ma nonostante questo, il superiore rifiutò.

A quel punto, per permettere all’amico di raggiungere la madre, Sol si offrì di prenderne il posto. Il comandante, uomo intransigente, accordò lo scambio, ma avvisò Hak che se non fosse rientrato entro tre giorni, Sol sarebbe stato condannato a morte.

Grato, Hak giurò all’amico che sarebbe tornato in tempo e si affrettò a partire. Giunse a casa dopo due giorni di viaggio. Qui scoprì che la madre di Sol si era resa cura della sua con tanta amorevolezza che ora la donna godeva di buona salute. Hak sarebbe voluto restare un po’ con sua madre, ma sapeva di non avere tempo e partì subito per tornare a Gunyeong.

Al campo militare, infatti, Sol stava per essere condannato alla forca. Il ragazzo era sereno e pronto a morire, felice di aver permesso ad Hak di vedere sua madre. Il terzo giorno giunse. L’esecuzione era prossima, il cappio intorno al collo di Sol. Il comandante stava per impartire l’ordine, quando si udì il suono di un cavallo al galoppo.

Nonostante la sua folle corsa, Hak pensava ormai di essere giunto in ritardo e gridò disperato ma Sol era ancora vivo. I due giovani si abbracciarono commossi e il comandante, colpito dalla profonda amicizia tra i due, annullò l’esecuzione.

In quel momento gli alberi che li circondavano fiorirono e germogliarono migliaia di fiori di un rosa pallido.

Questa bellissima leggenda pare sia ispirata a una storia vera, quella dell’amicizia tra Na Sung-ryong e Lee Dae-ro, vissuti durante la dinastia Joseon a Gwanghae-gun. Vicenda della quale è stato fatto cenno anche nel film Masquerade (2012) con Lee Byung-hun.  Quando ho letto di questo dettaglio, ho subito desiderato conoscere la storia dei due amici realmente vissuti. È una vicenda bellissima che mi ha emozionata, ma a colpirmi è stata anche una frase letta nell’articolo che parla di questi fatti storici.

Cos’è un amico? È una persona preziosa che può condividere gioia, tristezza e difficoltà. È una persona che si congratula con te quando hai cose buone e ti conforta quando sei triste. Inoltre, un vero amico è qualcuno che può aiutarti quando stai attraversando un momento difficile e può persino condividere vita e guai.

Un amico, insomma, è una persona quasi impossibile da trovare. Avere un vero amico è una fortuna incommensurabile e la testimonianza storica che sto per raccontarvi lo dimostra.

Prima di farlo, però, voglio confidarvi che, come ogni volta che scrivo, mi sono divertita a dare dei volti ai protagonisti. Dopo un piccolo casting ho impersonato i due amici in Woo Do-hwan e Yang Se-jong. I due magnifici interpreti del Drama  My Country: The New Age nel quale interpretavano, per l’appunto, due amici vissuti dell’epoga Joseon. Re Gwanghae-gun, invece, l’ho immaginato come Lee Joon-gi, indimenticabile nei panni del quarto principe Wang So in Moon Lovers : Scarlet Ryeo.  Ovviamente voi siete liberi scegliere dei prestavolto differenti. Ogni lettore ha il sacrosanto diritto di usare il proprio immaginario a suo gusto e piacere.

L’amicizia tra Na Sung-ryong e Lee Dae-ro

Durante la dinastia Joseon Gwanghae-gun ( : 1575 ~ 1641), un giovane di nome Na Seong-ryong stava per essere impiccato. Lui, che era un figlio affettuoso, implorò di poter tornare a casa per porgere un ultimo saluto ai suoi anziani genitori. Il re Gwanghae-gun negò il consenso perché altrimenti poi avrebbe dovuto concedere anche agli altri prigionieri nel braccio della morte di dire addio alle famiglie. Temeva, inoltre, che se avesse concesso a Na Seong-ryong di tornare a casa e quello fosse scappato, la legge e l’ordine ne sarebbero stati scossi.

Proprio mentre re Gwanghae-gun si stava opponendo con decisione alla richiesta del condannato, Lee Dae-ro, amico di Na Seong-ryong, intervenne e si offrì come garanzia. 

«Maestà! Garantisco il suo ritorno. Per favore, lo lasci andare!»

«Ti offri come garanzia?» tuonò il re «E cosa succederebbe se Na Seong-ryong non tornasse?» 

«Maestà! Se lui non tornasse sarò impiccato al suo posto e sarò punito per essermi fatto un amico sbagliato.»

«Credi così tanto in Na Seong-ryong?» domandò sorpreso il re.

«Lui è il mio amico.» affermò deciso l’altro. Re Gwanghae-gun rise come se ciò che stava dicendo Lee Dae-ro fosse assurdo.

«Al suo ritorno, Na Seong-ryong è destinato a morire. Pensi che tornerebbe pur sapendo ciò? In più, anche se decidesse di farlo, i suoi genitori, conoscendone il destino, non lo lascerebbero andare. Stai correndo un grande rischio in questo momento.» ammonì il re.

«Credo disperatamente nell’amicizia di Na Seong-ryong. Maestà, a rischio della mia vita, la prego, mi conceda il permesso!» supplicò l’uomo.

Davanti a tanta insistenza, Gwanghaegun fu costretto a fare questa concessione. Così Lee Dae-ro fu imprigionato nel braccio della morte al posto di Na Seong-ryong. 

Quando giunse il giorno dell’impiccagione, di Na Seong-ryong non si aveva ancora alcuna notizia. La gente iniziò a ridere di Lee Dae-ro e a gridargli: “Questo è il modo in cui morirai!”

Mezzogiorno era vicino. La forca era stata innalzata al centro della strada. Il prigioniero fu condotto sul patibolo e quando gli fu messa la corda al collo, i suoi parenti iniziarono a piangere.

Disperati, i familiari di Lee Dae-ro maledirono Na Seong-ryong che aveva tradito la sua amicizia. A quelle grida Lee aprì gli occhi e si arrabbiò. 

«Non maledite il mio amico Na Seong-ryong. Non lo conoscete, forse?»

Poco dopo, una voce tuonante emise l’ordine di esecuzione dell’esercito di Gwanghae. Proprio in quel momento, qualcuno arrivò al galoppo, gridando. Era Na Seong-ryong. L’uomo si avvicinò ansimante e disse:

«Durante il tragitto, la nave ha incontrato una tempesta e sono a malapena vivo. Ho corso come il vento per arrivare adesso. Perciò ora, per favore, fate così com’è deciso, salgo sul patibolo.»

I due amici si abbracciarono e si salutarono. 

« Na Seong-ryong » disse Lee Dae-ro «Sei il mio più caro amico e non ti dimenticherò mai.»

Sospiri e lacrime iniziarono a scorrere tra coloro che fino a poco rima avevano riso dell’amicizia tra i due. Il cappio passò dal collo di Lee Dae-ro a quello di Na Seong-ryong, ma proprio nel momento in cui l’esecuzione stava per essere eseguita, re Gwanghaegun la interruppe.

«V’invidio!» ammise il sovrano «Darei tutte le mie cose, pur di avere un’amicizia come la vostra.» poi disse ad alta voce: «È deciso dall’autorità del re, quindi lasciate che se ne vadano entrambi. Anche se hanno commesso un crimine, sono orgoglioso del fatto che questi due siano giovani coreani!»

Ecco, ora conoscete la leggenda originaria del nord della Corea, ma anche la vera storia che l’ha ispirata. Spero che ne abbiate trovato interessante il racconto, tanto quanto a me ha emozionato scoprire queste affascinanti storie.

Fonti: (1) ; (2)

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Re Gwangjong di Goryeo, il fascino dell’Imperatore splendente

di Maria de riggi

Molti di noi hanno conosciuto questo personaggio storico attraverso la visione di uno dei Drama coreani di maggior successo: Moon Lovers nel quale è l’attore Lee Joon Gi a prestare il volto al futuro re Gwangjong. La sceneggiatura di Moon Lovers – Scarlet Ryeo è ispirata al romanzo Bubujingxin scritto nel 2005 dall’autrice cinese Tong Hua. Il romanzo che racchiude anche elementi fantastici, racconta la vita del quarto principe Wang Soo, prima della sua ascesa al trono. Quanto però dell’affascinante personaggio Wang So rispecchia la realtà del quarto principe vissuto nell’antico regno di Goryeo?

Gwangjong nacque nel 925 con il nome di Wang So, era il quarto figlio di re Taejo il quale aveva fondato Goryeo nel 918. Wang So ascese al trono nel 949 e prese il nome di Gwangjong, l’Imperatore Splendente. Aveva ventiquattro anni e regnò fino alla morte, avvenuta nel luglio del 975.

Il nome Goryeo significa alte montagne e acque impetuose e deriva da Goguryeo, uno dei Tre regni di Corea. Nel quinto secolo, il regno di Goguryeo cambiò nome in Goryeo. Secondo lo storico contemporaneo Choe Seungno, Gwangjong:

Era attento e laconico ma audace se doveva cogliere un’opportunità. Aveva un aspetto e qualità eccellenti e ha ricevuto un amore speciale da suo padre.

Salito al trono, Wang So decise di non sposare una nobile, ma di unirsi con un’appartenente alla famiglia reale. Questo per impedire alle famiglie blasonate di incrementare il proprio potere, unendosi alla casata reale.

La regina Daemokera, infatti, era la sua sorellastra, mentre la sua seconda moglie, la principessa Gyeonghwagung, era figlia di Hyejong il secondo re di Goryeo e fratello maggiore di Wang So. 

Conscio dell’importanza del suo ruolo, per capire meglio cosa fare re Gwangjong volle studiare il libro Difan  Regole per un imperatore di Taizong di Tang.

La sua prima riforma fu la legge di emancipazione degli schiavi, nel 956. In quell’epoca le famiglie nobili possedevano molti schiavi, la gran parte dei quali erano prigionieri di guerra che operavano come soldati privati. Erano molti più della gente comune e non pagavano le tasse alla corona, ma al clan per cui lavoravano. Emancipandoli e rendendoli cittadini comuni, Gwangjong indebolì il potere nobiliare e fece guadagnare contribuenti e potenziali soldati all’esercito reale. Questa riforma valse il sostegno immediato del popolo al suo governo, ma ovvia opposizione da parte dei nobili.

Fotocredit: Tomba di re Gwanjiong: (1); Ritratto di re Gwangjiong: (2).

Nel 958 Gwangjong decise di espellere dalla corte i membri delle famiglie potenti e di sostituirli con funzionari civili assunti in base al merito. Per fare ciò istituì l’esame per il servizio civile nazionale. La prova si basava sulla conoscenza sia del servizio civile Tang sia sui classici confuciani. Ufficialmente offriva l’opportunità di lavorare per lo stato ai maschi appartenenti a qualsiasi famiglia. In pratica, però, solo i figli dei nobili potevano ricevere l’educazione necessaria per sostenere l’esame. C’è anche un’altra grande innovazione che va attribuita all’Imperatore Splendente. Durante il suo regno, infatti, a Kaesong e Pyongyang furono fondati dei centri medici noti come Daebi-won, case della misericordia. Nei Daebi-won erano distribuite ai pazienti indigenti medicine gratuite. Queste case della misericordia con il tempo si espansero nelle province e presero il nome di Hyeminguk, il cui significato è dipartimento di sanità pubblica.

Il padre di Wang So, re Taejo, aveva fatto costruire dei granai pubblici per affrontare i periodi di siccità e Gwangjong vi aggiunse gli jewibo. Gli jewibo erano negozi che applicavano interessi sui prestiti di grano e i proventi di tali interessi erano usati per i poveri. Tali misure, anche se in forma modificata, continuarono a essere applicate anche nei novecento anni successivi al regno di Gwangjong.

Seongjong, il nono re della dinastia Joseon di Corea, nel memoriale che redasse per il sesto re di Goryeo, scrisse:

“Trattò i sudditi con grande proprietà e non perse mai il suo occhio per giudicare le persone. Non tenne i parenti reali e i grandi nobili troppo vicini, frenando sempre i forti e i potenti. Mai trascurò l’umile e concesse favori a vedove e orfani.”

Purtroppo però, dopo il decimo anno dalla sua ascesa al trono, forse anche per l’avvicinamento alla religione buddista, Gwangjong cambiò lentamente il proprio comportamento. Per rafforzare l’autorità reale, egli dichiarò Goryeo Impero e si autoproclamò imperatore, ponendo in questo modo fine alle relazioni tributarie con la Cina. Come imperatore, però, re Gwangjong pretese il potere assoluto. Il dissenso dei nobili insoddisfatti delle sue riforme provocò nel 960 una ribellione. Insurrezione che lui fece soffocare con una serie di epurazioni che lasciarono in vita solo quaranta dei 3200 uomini di Taejo che lo avevano aiutato a unificare i tre regni. Nel 968, dopo un incubo, Gwangjong convocò una riunione e ordinò il massacro della sua famiglia.

Questo cambiamento dell’imperatore si può dedurre anche da altre frasi scritte su di lui da Choe Seongjong:

Mentre trascurava gli affari del governo, le questioni importanti relative alla sicurezza dello stato furono ignorate, ma i banchetti continuarono senza interruzione e non risparmiò spese in abiti e cibo […]  Anche secondo una stima approssimativa, le spese di ogni anno erano equivalenti alle spese di Taejo di un decennio. […] La virtù iniziale del re gradualmente scomparve. […]. Inoltre, il re aumentò la sua devozione al buddismo. […] Negli ultimi dieci anni, molte persone innocenti furono uccise. […] Per sedici anni, dall’undicesimo (960) al ventiseiesimo (975) del regno di Gwangjong, gli intriganti e i malvagi competerono per avanzare e scatenarono furiose accuse. I veri signori erano mal tollerati ovunque, mentre le persone meschine raggiungevano i loro obiettivi.

Nel luglio del 975, all’età di cinquanta’anni, si ammalò e morì in pochi giorni, la sua tomba si trova in Corea del Nord.

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Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo (달의 연인 – 보보경심 려)

La ricostruzione fedele di un’epoca che ha cambiato il destino di una nazione. Un amore unico che sfida il tempo.

di Maria de riggi

Genere: Storico/Fantasy/Romance

Sceneggiatura: Jo Yoon-young

Regia: Kim Kyu-Tae

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero di episodi: 20 di un’ora circa

Anno di prima messa in onda: 2016

Dove vederlo: In streaming sul blog Love Moon my blog, previa registrazione

Main Cast:

IU (Hae-Soo)

Lee Joon-Gi  (Wang So  – 4° principe)

Kang Ha-Neul (Wang Wook  – 8° principe)

Hong Jong-Hyun (Wang Yo – 3° principe)

Baekhyun  (Wang Eun – 10° principe)

Nam Joo-Hyuk  (Baek Ah -13° principe)

Ji Soo  (Wang Jung -14° principe)

Kim San-Ho  (1° Principe ereditario)

Yoon Sun-Woo  (Wang Won – 9° principe)

Kang Han-Na (Principessa Yeon-Hwa)

Seohyun  (Prinipessa Woo-Hee)

Kim Sung-Kyun (Choi Ji-Mong)

Z.Hera (Soon-Duk)   

Go Ha-jin (IU) è una giovane estetista che sta attraversando un periodo difficile. Mentre è sulla sponda di un piccolo lago e ripercorre con la mente le dolorose vicende degli ultimi giorni, il grido di un bambino che sta per annegare attira la sua attenzione. Senza esitazioni, la ragazza si tuffa nelle acque gelide e lo salva, ma viene trascinata a fondo e rischia a sua volta di affogare. È in quel momento che accade qualcosa di straordinario: un’eclissi di sole provoca l’apertura di un buco temporale e Ha-jin è trasportata nell’anno 941, nel corpo della sedicenne Hae Soo.

Da questo momento in poi la storia è ambientata durante la dinastia Goryeo, regno coreano fondato nel  918 da re Taejo dopo che ebbe unificato i Tre regni posteriori. Per re Taejo non fu facile tenere unito un regno così vasto.

“Se non ti avessi mai incontrato non mi mancheresti così tanto. Se non ti avessi adorato non avrei così tanti ricordi.” (Hae Soo)

Per farlo strinse molte alleanze con famiglie potenti e influenti attraverso unioni matrimoniali da cui nacquero numerosi figli. In Moon Lovers conosceremo otto principi, personaggi ben caratterizzati   e assisteremo alla ricostruzione, seppur romanzata, della lotta per il potere di alcuni di loro.

Dopo il suo risveglio nel passato, Ha-jin crede di essere morta e di trovarsi in Paradiso, ma quasi subito è costretta ad arrendersi all’incredibile realtà. Ad aiutarla in questo difficile momento c’è Wank Uk, il colto e gentile ottavo principe, del quale Ha-jin ben presto s’innamora.  Non sarà lui, però, la persona a lei destinata, perché il vero amore indosserà le vesti di un altro principe

Hae Soo non sa, infatti, che riuscirà a cambiare il cuore di Gwangjong di Goryeo (del quale potete leggere qui la vera storia), il re che ha conosciuto attraverso i libri di storia come un sanguinario e che invece, grazie al suo intervento, diverrà un re capace di riforme all’avanguardia per quei tempi (così come è nella realtà). La vita di Ha-jin, ormai diventata Hae Soo dunque, cambia ulteriormente quando incontra il freddo e crudele Wang So (Lee Joon-Gi). Il ragazzo che ha il volto sfregiato  e che per questo ha subito il rifiuto dalla madre, è stato costretto a crescere lontano dalla famiglia e a convivere con una ferita profonda che gli devasta l’anima. Costretto a combattere fin da piccolo i pregiudizi (all’epoca chi aveva una cicatrice era considerato una persona che portava sfortuna), Wang So è carico di una rabbia che non riesce a reprimere.

Ogni sua azione è rivolta al desiderio di vendetta nei confronti della madre che lo ha rifiutato, ma nello stesso tempo ha un bisogno doloroso di essere accettato da lei. L’incontro con Hae Soo gli consentirà per la prima volta di comprendere cosa sia l’affetto. Pian piano tra loro nascerà l’amore, un sentimento travolgente che lotterà strenuamente contro il potere e il destino.
La protagonista quindi è una ragazza del 21° secolo, indipendente e vivace, dal forte spirito combattivo, che parla di uguaglianza e giustizia con fervore. Per questi aspetti, atipici per il periodo storico, divenuta Hae Soo, molti dei principi ne saranno affascinati. Vivendo in una realtà diversa, nella quale ci sono regole precise e dove si rischia con facilità la vita a causa di intrighi o di errori verso l’etichetta di corte, per sopravvivere la ragazza dovrà cambiare gradualmente atteggiamento e soffocare il suo spirito combattivo.

“Se sei tu… posso mettermi nelle tue mani. Fai quello che vuoi. Ora sono tuo” (Wang So)

La vedremo divenire una ragazza più sottomessa e un velo di tristezza sostiturà pian piano l’energica forza che traspare dal suo viso nelle prime puntate, ma non sarà il solo personaggio a modificarsi e a crescere durante lo scorrere delle puntate. Resi indimenticabili dalle superbe interpretazioni di attori come Kang Ha-Neul e Lee Joon-gi, i personaggi di Wank Uk e Wang So ci mostreranno i tormenti e la crescita interiore dei due principi, facendoci tifare per loro, facendoceli odiare e amare, trascinandoci di prepotenza in un’epoca storica e in una cultura così lontane da noi e che alla fine sentiremo tanto vicine che sarà difficile tornare al presente e alla realtà.

Il Drama Moon Lovers – Scarlet Heart Ryeo è la trasposizione coreana del romanzo Bubujingxin della scrittrice cinese Ren Haiyan conosciuta con lo pseudonimo di Tong Hua, dal quale già nel 2011 era stata tratta l’omonima serie Cinese.

Grazie all’accuratezza storica e all’analisi dell’animo umano, la versione coreana di Moon Lovers è un drama con più chiavi di lettura. Così come evidenziato da Tong Hua nel suo libro, il drama rappresenta con chiarezza come il potere sia in grado di devastare ogni cosa: l’amore, la famiglia, l’amicizia. Tutto perde valore di fronte alla sua influenza.

Inoltre, insieme ai vari messaggi disseminati in questo bellissimo drama, quello più bello forse è che l’amore, anche quello di una sola persona, se vero e profondo, può cambiare la storia.

La colonna sonora è di grande livello, impreziosita da brani come For You (EXO), Say Yes (Loco, Punch), Goodbye (Im Do-hyuk) e My Love (Lee Hi), garantiscono allo spettatore emozioni forti e di grande impatto che rendono Moon Lovers un Drama indimenticabile.

“L’opposto di amare non è odiare, ma lasciare.” (Hae Soo)

Curiosità

La forcina con la peonia che Wang So dona a Hae Soo è stata disegnata dalla stessa IU;

Il 28 ottobre 2016  Moon Lovers ha ricevuto il premio Orgoglio della cultura coreana ai Korea Brand Award per il contributo allo scambio di contenuti culturali tra Corea e Cina. A fine anno è stato candidato a dodici premi agli SBS Drama Awards, vincendone sette.

La mia valutazione
10/10
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Lee Joon-gi (이준기)

Il perfezionista dallo sguardo magnetico che trova l’equilibrio nel taekwondo

di Maria de riggi

Cognome: Lee

Nome: Joon-gi ( anche noto come Jun-ki)

Luogo di Nascita: Pusan – Corea del Sud

Data di nascita: 17 aprile 1982

Altezza: 178 cm

Peso: 66 Kg

Segno zodiacale: Ariete

LEE JOON-GI SOCIAL

Articolo aggiornato il 14 gennaio 2021

Lee Joon-gi, conosciuto anche come Lee Joon- ki, Lee Jun- gi o Lee Jun- ki, è nato a Pusan (부산) in Corea del Sud il 17 aprile 1982. È un attore, cantante, modello e ballerino. 

Nell’assistere a una rappresentazione dell’Amleto, resta affascinato dall’arte dello spettacolo. Questo colpo di fulmine lo spinge, anziché entrare al college, a trasferirsi a Seul con il sogno di diventare attore.  Nei due anni successivi, il giovane Lee Joon- gi si sostenta con vari lavori part-time, ma poi finalmente ottiene l’ammissione al Seoul Institute of the Arts e nel 2001 debutta come modello.

Il suo primo ruolo importante lo ottiene dopo la laurea in recitazione, quando è scritturato nel film The King and the clown. Il ruolo che gli viene assegnato è quello di un giovane effeminato del tardo XV secolo, costretto a essere l’amante del re Yeonsangun di Joseon.

Lee Joon-gi fu scelto tra ben tremila attori. Per distinguersi, alla fine dell’audizione, fece una verticale con le gambe aperte. Particolare che colpì gli addetti ai lavori che decisero di inserire la verticale in una scena del film.

Con sua grande sorpresa, il film diventa in Corea del Sud il maggior successo cinematografico della storia, con oltre dodici milioni di spettatori. Nonostante l’enorme riscontro ottenuto, però, The King and the clown è censurato in Cina, che lo distribuisce solo in DVD nel 2006.

Questo incredibile successo, ha reso Lee Joon-gi un’icona dell’estetica maschile coreana. Quest’etichetta ha creato però grande imbarazzo nell’attore che più volte ha cercato di scrollarsela di dosso. Essendo un animo sensibile ha avuto difficoltà a gestire il successo e ha sofferto di depressione. Lui l’ha ironicamente definita sindrome da star. Si sentiva abbandonato dalla famiglia e dagli amici, ma grazie all’aiuto costante e affettuoso del padre ha superato quel difficile momento.

Una Curiosità: Lee Joon-gi Indossa spesso un orecchino d’argento a forma di croce che gli è stato regalato da sua nonna. 

Nel 2008 è protagonista del drama Iljimae (ramo di fiori di pruno), basato sul manhwa (fumetto) omonimo di Ko Woo-young, pubblicato tra il 1975 e il 1977. Il personaggio di Iljimae, considerato il Robin Hood coreano dell’era Joseon, è divenuto uno dei maggiori successi di quella stagione televisiva. La serie è stata trasmessa anche in Giappone da TV Tokyo e nello stesso anno l’attore è stato nominato ambasciatore per il turismo in Corea.

Nel 2009 è primo attore nella serie televisiva Hero, trasmessa da MBC. La popolarità di Lee Joon-gi cresce, però, esponenzialmente con la sua interpretazione di Wang So, il quarto principe, nel drama Moon Lovers – Scarler Ryeo

In quell’anno il suo nome fu, infatti, il primo tra i termini di ricerca nei vari portali coreani.

Lee Joon-gi è un perfezionista e l’ha dimostrato più volte, anche quando per rendere al meglio il personaggio di Wang So, è dimagrito di ben quindici chili. È terzo Dan in Taekwondo, primo in Aikido e primo in Taekkyeon. Si allena duramente molte ore tutti i giorni, anche perché nelle scene di azione non usa controfigure.

La sua professionalità e bravura gli hanno conferito fino a oggi ben quarantuno premi come miglior interprete.

Lee Joon-gi è molto apprezzato come cantante e dal 2006 al 2018 ha pubblicato nove tra album e mini album, l’ultimo nel dicembre 2018, intitolato Delight.

Ha partecipato a vari tour in Asia per incontrare le fan che lo adorano.

Cantare era uno dei suoi sogni fin da giovane, ma ama molto anche ballare. Ha fatto varie audizioni, anche alla SM Entertainment, sede del gruppo femminile Girls’ Generation.

Lee Joon-gi è apparso in “Resident Evil: The Final Chapter” nei panni del cattivo Comandante Lee. È stato scelto dal regista Paul W.S. Anderson grazie a un video su YouTube creato dalle fan, in cui compariva in acrobatiche scene d’azione. Conquistato dalla bravura e dallo sguardo carismatico dell’attore, il regista ha contattato la sua agenzia per offrirgli un ruolo senza fargli neppure un’audizione. Milla Jovovich, la protagonista del film, è rimasta affascinata dal fatto che l’attore abbia realizzato tutte le acrobazie senza usare alcun cavo. Lo ha definito un “ladro di scene” durante un’intervista con l’Entertainment Weekly di KBS .

Joon-gi è amico di molti dei suoi co-protagonisti ai quali ama mostrare il proprio sostegno. Ha partecipato ai concerti della cantante IU, dopo aver recitato con lei in “Moon Lovers: Scarlet Heart Ryo”. È anche apparso in un cameo nel drama “Hotel del Luna” in cui IU è la protagonista. I due si sono supportati a vicenda, mandandosi i caratteristici camioncini di cibo sui set.

Quando lavora a un nuovo progetto si immerge completamente nel ruolo che deve interpretare. Lavora molto sull’aspetto interiore del personaggio, entrandoci in simbiosi, tanto che quando finisce le riprese, ha bisogno di tempo per distaccarsene e ritornare alla normalità.

La sua dedizione è tale che si è esibito sul palco nonostante avesse ricevuto cinquanta punti di sutura sulla fronte.

L’episodio avvenne durante le prove finali per il musical dell’esercito Voyage of Life. L’artista  batté la testa su una struttura d’acciaio e a poche ora dall’inizio dello spettacolo fu portato  in ospedale, necessitando di cinquanta punti di sutura. Sebbene l’ infortunio fosse grave, non volendo deludere i fan che avevano acquistato i biglietti, si esibì ugualmente con la testa bendata.

Il suo ultimo successo è Flower of Evil.

La superba interpretazione ha suscitato grande interesse non solo per il drama, ma anche per lo stesso Lee Joon-gi. Alla messa in onda della serie, infatti, per tre settimane consecutive, nell’agosto 2020, l’artista è salito in cima alla classifica degli attori drammatici più interessanti. Si è inoltre classificato nelle prime posizioni tra le parole chiave dei motori ricerca. Ha dominato su piattaforme e portali rinomati, come Weibo, TikTok e Baidu, affascinando gli spettatori di tutto il mondo.

Ha due adorabili Chihuahua “Ggabi” e “Jjoonie”. Nel reality show coreano “My Ear’s Candy” nel 2017, oltre a mostrare quanto fossero carini, ha anche fatto in modo che i cani mettessero in mostra il loro addestramento.

Fonti: (1), (2), (3)

FILMOGRAFIA

DRAMA

Star’s Echo (2004)

Drama City: What Should I Do? (2004)

My Girl (2005)

Time Between Dog and Wolf(2007)

Iljimae (2008)

Hero(2009)

Arang and the Magistrate(2012)

Two Weeks(2013)

Gunman in Joseon (2014)

Scholar Who Walks the Night (2015)

Moon Lovers: Scarlet Heart Ryeo (2016)

Seven First Kisses (2016)

Criminal Minds (2017)

Lawless Lawyer (2018)

Flower of Evil (2020)

CINEMA

The Hotel Venus (2004)

Flying Boys (2004)

The King and the Clown (2005)

Fly Daddy Fly (2006)

May 18/Splendid Holiday (2007)

Virgin Snow (2007)

Begin Again/Under the Sicily Sun (2016)

Resident Evil: Day of doom (2017)

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Hotel del Luna (호텔 델루나)

L’Hotel Del Luna è un luogo speciale, riservato ad accogliere le anime che hanno lasciato qualcosa d’irrisolto nella vita e non riescono a passare oltre.

di Maria de riggi

Genere: Fantasy/Romance

Sceneggiatura: Sorelle Hong (Hong Mi-ran e Hong Jung-eun)

Regia: Oh Choong-Hwan

Paese di produzione: Corea del Sud

Numero di episodi: 16 di un’ora circa

Anno di prima messa in onda: 2019

Dove vederlo: In streaming sull’app  gratuita VIKI

Main Cast:

IU (Jang Man-wol)

Yeo Jin (Goo/Koo Chan-Sung)

Jeong Dong (Hwan /Manager No)

Shin Jung(Keun/Kim Sun-Bi)

Bae Hae-Sun (Choi Seo-hee)

P.O (Ji Hyun-joong)

L’Hotel Del Luna è una magnifica costruzione millenaria non visibile agli occhi degli umani. È un luogo speciale, riservato ad accogliere le anime che hanno lasciato qualcosa d’irrisolto nella vita e non riescono a passare oltre. È Jang Man-wol (IU- Lee Ji-eun), una donna sospesa da mille anni tra la vita e la morte, a gestire l’edificio. Sarà condannata a farlo finché non troverà la redenzione e qualcuno che abbia commesso un peccato più grave del suo che prenderà il suo posto. Tutto cambia quando nell’hotel arriva Koo Chan-sung (Yeo Jin Goo), il giovanissimo manager di una multinazionale alberghiera.  Per un accordo stipulato da suo padre con Man Wol, il giovane è costretto a divenire il direttore dell’Hotel Del Luna. Come il precedente direttore, Koo Chan-sung sarà in grado non solo di vedere l’albergo, ma anche gli spiriti che lo frequentano.

Hotel Del Luna è un drama perfetto per chi ama i colori e le immagini. La storia punta a catturare lo sguardo dello spettatore, che è avvolto dalla bellezza delle scene che spesso sembrano veri e propri quadri. Il racconto si snoda tra la vita passata della protagonista e il presente, e la narrazione principale è impreziosita dalle storie delle anime ospiti dell’albergo. Le tematiche affrontate sono molto importanti come la morte e il modo in cui ognuno sceglie di affrontarla, il suicidio e il bullismo.

Anche le scene drammatiche non sono mai pesanti, perché spesso accompagnate da una delicata vena ironica. Le anime che passano in questo hotel, che rappresenta una sorta di purgatorio, sono arrabbiate e spesso covano sentimenti di vendetta nei confronti di chi in vita li ha delusi o traditi.

Le persone spesso ci deludono e quando i sentimenti sono molto forti, diventa più complicato accettare un tradimento, un inganno. Così queste anime devono riuscire, attraverso il perdono e la comprensione, a liberarsi dal rancore per poter passare oltre. Anche Man Wol deve redimersi ed è condannata a vivere sospesa nel tempo, nonostante abbia persino dimenticato quale peccato abbia commesso. Nel momento in cui riuscirà a liberarsi del sentimento di vendetta, la sua vita riprenderà a scorrere, seguendo il normale corso del tempo. La sua anima è legata all’albero intorno al quale mille anni prima si è innalzato il maestoso hotel, albero la cui fioritura determinerà il segno del cambiamento. Alla fine, ciò che può guarire le ferite è l’amore e il destino porrà sul cammino di Man Wol la persona capace di risvegliarne il calore del cuore.

“Nei ricordi su un mondo segreto che le altre persone non possono vedere, ci sei tu”

Il protagonista maschile Koo Chan-sung (Yeo Jin Gu) è perfetto nel suo ruolo. Il giovane attore riesce a conferire al personaggio quell’innocenza potente che si contrappone al peccato che accompagna invece Man Wol. Yeo Jin Gu potrebbe apparire oscurato dall’esuberanza del personaggio di IU, complesso e ricco di sfaccettature, ma al contrario emerge in tutta la sua bravura e addirittura lo esalta.

Meravigliosi sono gli abiti vintage creati dai costumisti e indossati soprattutto da IU, che cambia outfit anche una dozzina di volte in ogni episodio.

Un personaggio fondamentale è Ma go (la bravissima Seo Yi-sook), una divinità dai molti volti (12 in questo caso), che interverrà più volte nella vita dei protagonisti.

Visto il grande successo di Hotel del Luna, dopo il cameo nell’ultima puntata di Kim Soo Hyun, si è parlato anche di una probabile seconda stagione. Le sorelle Hong hanno negato questa possibilità, ma non è escluso che ci ripensino e decidano di raccontare la storia del nuovo proprietario dell’hotel. Ancora una volta le due sceneggiatrici hanno deciso di lasciare allo spettatore il compito di interpretare a proprio modo il finale. Forse perché convinte che, come nella storia dell’Universo, anche nella vita non esista un finale determinato.

Bellissime le Ost che accompagnano questa straordinaria storia, in particolare Another Day, cantata da Monday Kiz e Punch e Done for Me, interpretata da Punch. La stessa IU ha composto e interpretato il brano Our happy ending.

Curiosità

Sanchez, l’amico di Koo Chan song interpretato da Jo Hyun-chu, ogni tanto urla parole in italiano, creando siparietti divertenti.

Alcune delle scene più riuscite sono state improvvisate dagli attori stessi che si sono molto divertiti. Dietro le quinte si è respirato un bel clima, tutti gli attori erano affiatati. Tra IU e Yeo Jin Gu è nata una profonda amicizia. Hotel Del Luna è stato uno dei drama di maggior successo del 2019 per la tvN.

Alla fine delle riprese gli attori sono partiti per un viaggio-premio e hanno sfoggiato al ritorno una collanina con una medaglietta che rappresenta il simbolo del drama e cioè la luna piena.

La mia valutazione
9/10
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