di Donatella Perullo
Titolo: Squid Game (오징어게임)
Genere: Thriller/Distopico/Horror/Dramma
Sceneggiatura e regia: Hwang Dong-hyuk
Paese di Produzione: Corea del sud
Numero episodi: 9
durata per episodio: 55 minuti circa.
Anno di messa in onda: 2021
Dove vederlo: in streaming su Netflix
Main Cast:
Lee Jung-jae (Seong Gi-hun – 456)
Park Hae-soo (Cho Sang-woo – 218)
Jung Ho-yeon (Kang Sae-byeok – 67)
Oh Yeong-su (Oh Il-nam- 1)
Heo Sung-tae (Jang Deok-su – 101)
Anupam Tripathi (Abdul Ali – 199)
Kim Joo-ryoung (Han Mi-nyeo – 212)
Wi Ha-joon (Hwang Jun-ho)
Lee Byung-hun (Front Man)
Kim Young-ok (madre di Seong Gi-hun)
Gong Yoo (misterioso procacciatore di partecipanti al gioco)
“Nella mia città, lo chiamavano “Il gioco del calamaro” Questo perché si giocava su un campo a forma di calamaro. Le regole erano semplici. I bambini si dividevano in due gruppi, attacco e difesa. All’inizio la difesa correva normalmente entro i confini, mentre gli attaccanti, all’esterno, dovevano saltare su un piede solo. Se uno degli attaccanti superava la difesa e percorreva il centro del calamaro, guadagnava la possibilità di camminare su due piedi. Per qualche ragione, quando succedeva lo chiamavano ‘l’ispettore segreto’. Dopo essersi preparati per la battaglia finale, gli attaccanti si riunivano all’ingresso del calamaro. Per vincere gli attaccanti dovevano toccare col piede l’area segnata in cima al calamaro. Se il difensore ti spingeva fuori dalla linea di confine del calamaro, morivi. Esatto, morivi.”
(Voce fuori campo)
Seong Gi-hun è un uomo logorato dai debiti a causa della ludopatia. Ha perso tutto e vive grazie all’aiuto dell’anziana madre che continua a lavorare, nonostante il suo precario stato di salute. Non riesce a risalire la china e continua a giocare nel tentativo di riuscire a sanare i debiti che ha contatto con pericolosi strozzini. Gi-hun ha una figlia di dieci anni che vive con la madre e il nuovo compagno di quest’ultima. Il giorno del compleanno della bimba, l’uomo fa di tutto per riuscire a comprarle un regalo e recuperare i soldi sufficienti per portarla al ristorante. Ha appena vinto una cospicua somma alle corse dei cavalli, però, che una borsaiola gliela ruba. Di conseguenza gli strozzini gli estorcono un patto di rinuncia ai diritti fisici. Il contratto lo costringerà alla donazione degli organi nel caso non onorasse il debito entro una determinata data.
Quella sera, mentre sta aspettando la metropolitana per tornare a casa, Seong Gi-hun è avvicinato da un uomo elegante e carismatico (Gong Yoo). Lo sconosciuto lo sfida a una partita di ddakji, promettendogli una vincita di 100.000 won (72,66 €) per ogni mano vinta. Gi-hun non resiste alla tentazione e accetta la sfida. Alla fine della partita lo sconosciuto gli dà uno strano biglietto da visita. Lo invita poi a iscriversi a una competizione che promette la vincita di ben cento milioni di Won (72.600 €).
Gi-hun non prende in considerazione la cosa. Quando, però, scopre che sua madre per sopravvivere ha bisogno di un interveto chirurgico, compone il numero di telefono scritto sul biglietto. Si ritroverà coinvolto, con altri 455 infelici, in un’allucinante gara di sopravvivenza.
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“La vita è come un gioco, ci sono molti giocatori. Se non giochi con loro, giocheranno con te.”
(Oh Il-Nam)
I 456 giocatori saranno condotti in una fortezza allestita nel sottosuolo di un’isola deserta. Qui dovranno gareggiare per un premio finale di 45,6 miliardi di Won (poco più di 33,141 milioni di euro),che andrà all’unico vincitore. La competizione sarà suddivisa in sei manche ognuna delle quali consisterà nel competere in un gioco dell’infanzia. Seong Gi-hun si troverà a condividere l’incredibile e al contempo atroce esperienza con persone disperate quanto lui. Varia umanità rinchiusa in una sorta di surreale parco giochi. Luogo che in alcune inquadrature mi ha rammentato house of stairs, litografia dell’artista olandese Esher, e in altre ha ricordato documentari sui campi di concentramento. Un’arena controllata da un Front Man a capo di uomini mascherati e armati che non hanno pietas né considerazione per la vita umana. Le uniche cose che l’organizzatore del gioco concederà ai partecipanti saranno cibo, razionato e povero, acqua e servizi igienici.
Non sarà loro fornita assistenza medica in nessun caso, neanche qualora qualcuno restasse gravemente ferito. Impauriti da ciò che gli potrà accadere, i partecipanti saranno però anche allettati dalla vincita che diventa più cospicua a ogni giocatore eliminato. Con il procedere del gioco, tra loro si instaureranno alleanze e rivalità, affetto e odio. Ognuno con la sua storia e il doloroso bagaglio che lo ha condotto in quel luogo, rappresenterà un valore aggiunto al racconto. Personaggi come il forte e tenero immigrato pakistano Ali o la nord coreana Kang Sae-byeok che desidera dare un futuro migliore al fratellino o ancora la giocatrice numero 240, Ji-yeong, sono destinati a rubare un pezzetto del nostro cuore. Non passeranno inosservati neanche alcuni dei personaggi più controversi. Tra loro il violento gangster numero 101, Deok-su, la squilibrata numero 212, Min-hyeo o il genio della finanza, il numero 218, Sang-woo.
Uno sguardo di tenerezza e ammirazione si avrà per il numero 1. Oh Il-nam è il più anziano dei giocatori e Seong Gi-hun lo prenderà sotto la sua alla protettrice. È malato terminale e ha scelto di partecipare allo Squid Game piuttosto che aspettare di morire a causa del tumore. L’anziano si rivelerà fondamentale nella storia e non solo per la sua esperienza di vita e per la saggezza. Scariche di adrenalina ce le riserverà anche un personaggio outsider, il poliziotto Hwang Jun-ho. L’uomo si infiltrerà, infatti, nel gioco, mascherandosi da guardiano, pur di ritrovare il fratello scomparso.
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In ogni caso, i veri protagonisti di questo Drama, sono i colpi di scena e i messaggi intrinseci. L’allegoria è presente in ogni sfumatura del drama che, affrontando in modo scioccante i temi della coscienza di classe, diventa una denuncia sociale. Squid Game mostra il lato oscuro della società e del capitalismo e questo lo rende un drama profondo che andrebbe visto con attenzione ai dettagli. La serie nasconde, ma non troppo, messaggi importanti. Non c’è avvenimento durante il corso del racconto che non sia significativo e che non dia spunti di riflessione. Neanche lo spettatore più superficiale potrà evitare di meditare sulle motivazioni dei personaggi e sugli avvenimenti che li coinvolgono. Anche di quelli che non partecipano alla competizione.
“Sono brava in tutto, tranne nelle cose che non so fare”
(Han Mi-nyeo)
Per quanto ricco di scene estreme e avvenimenti iperbolici, Squid Game induce dunque a riflettere su quanto la società in cui viviamo sia spietata. Quanto dia sempre meno importanza al valore della vita.
Come la gran parte delle produzioni coreane di buon livello, dunque, Squid Game non è un drama che va visto alla leggera. È una storia avvincente, emozionante e cruda della quale bisogna essere pronti a coglierne i messaggi, sia quelli di denuncia sociale che quelli di speranza. Questo Drama è un racconto che ha lo scopo di scuotere gli animi e ci riesce benissimo. Seong Gi-hun che all’inizio appare come un rifiuto della società, con il proseguire del racconto si dimostra profondamente umano. La sua lealtà e il suo essere empatico e generoso, disposto sempre a condividere quel poco che ha, lo mettono in luce, facendolo distinguere dalla massa.
Al di là dei richiami, che molti hanno riconosciuto, ad altre storie come Hunger Games o Matrix, Squid Game riesce a mantenere salda la sua originalità. Riguardo l’omaggio a Matrix, molti lo individuano nei cartoncini del ddakji, uno rosso e l’altro blu come le pillole che Morpheus offre a Neo. Il film delle sorelle Wachowski è poi menzionato da Ali Abdul in una conversazione con Han Mi-nyeo. Non bisogna dimenticare, però, che il colore rosso e il blu hanno significati ben precisi nella cultura coreana. Sarebbe plausibile ritenere, perciò, che per la scena del ddakji come per altre che riguardano il protagonista, Hwang Dong-hyuk abbia tenuto conto anche di questo.
All’uscita di Squid Game ci sono state alcune polemiche. È stato accusato di avere somiglianze con “As The Gods Will”, film giapponese del 2014, tratto a sua volta dall’omonimo manga del 2011. A questo Hwang Dong-hyuk ha risposto dichiarando di aver iniziato la stesura di Squid Game nel 2008 e averla completata nel 2009. Da allora per ben dieci anni non era riuscito a trovare investitori per la serie perché ritenuta troppo strana. Oggi, anche se il finale lascia spazio a un sequel, l’autore dichiara di non avere in progetto una seconda stagione.
Ha detto, infatti, di sentirsi stanco anche solo a pensare di dover progettare un sequel. In un’intervista ha persino rivelato che Squid Game lo ha stressato tanto da avergli fatto perdere sei denti e che ora sta mettendo gli impianti. Certo, il lavoro che è stato fatto nella stesura e nello sviluppo di questo drama è considerevole. Certosino anche per quanto riguarda l’inserimento di numerosi Easter Eggs che lo spettatore più attento potrà certamente individuare. Le OST sono tutte strumentali e accompagnano con efficacia il racconto. Due brani in particolare mi hanno colpita, Way Back Then di Jung Jae-il e Pink Soldiers di 23. In conclusione, Squid Game è un drama potente e dalle mille sfaccettature, adatto a chi ama le tinte forti. È la serie alla quale va riconosciuto il merito di aver fatto avvicinare ai drama coreani spettatori e critici che non li avevano mai presi in considerazione.
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Una Curiosità: Per la promozione di Squid Game intorno all’Itaewon Hamilton Hotel e alla stazione di Itaewon era stata allestita una zona di esperienza chiamata ‘Ogem World’. Per la gioia dei fan coreani, il particolare parco temporaneo riproduceva fedelmente le zone giochi del drama. Era previsto che fosse esposto fino al 18 settembre 2021. A causa dell’aumentare dei casi di Covid-19, però, è stato deciso di chiudere e demolire in anticipo il sito.