Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 11

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo 11

Quando Kim Sun-hyun sollevò le palpebre, era di nuovo in un letto d’ospedale. Un vocio sommesso gli fece capire che non era solo. Richiuse gli occhi, nella speranza che nessuno si fosse accorto che era cosciente e si concentrò sulle voci, sperando di distinguere quella di Ha-jin. Riconobbe sua madre e suo fratello Joo-hyuk che parlavano con un uomo, probabilmente un medico. Di tanto in tanto le loro voci si facevano più sommesse, nel tentativo di non fargli capire cosa stessero dicendo. D’un tratto passi affrettati gli fecero acuire i sensi e una voce femminile si aggiunse alle altre. Era quella concitata di Choi Eun-ae la sua fidanzata.

Sun-hyun s’irrigidì, l’unica voce che avrebbe voluto sentire era quella di Ha-jin. Cercò di controllare il respiro per non farsi notare, poi sentì il Samjogo divenire gelido.

Allora spalancò gli occhi e si portò una mano al collo per assicurarsi che fosse nascosto. Era di nuovo azzurro e il colore scorreva come fluido opalescente lungo il disegno cesellato. Non se ne meravigliò. Joo-hyuk, loro madre e persino Eun-ae erano identici al passato. Avrebbe capito che erano reincarnazioni anche senza la reazione del monile. Per un istante gli sembrò di essere tornato nel Goryeo. Non fece in tempo a completare il pensiero che il viso di sua madre gli si parò dinanzi e sull’altra sponda del letto lo raggiunse Cho Eun-ae che gli prese una mano fra le sue.

Kim Sun-hyun avrebbe voluto liberarsi dalla presa, ma era cosciente che sarebbe stato sbagliato. Guardò sua madre, poi la fidanzata e chiese:

«Perché mi avete riportato in ospedale?»

«Tesoro» piagnucolò la mamma, accarezzandogli il volto «ti abbiamo trovato privo di sensi. Perché sei fuggito, cosa ti è venuto in mente?»

Il volto di Kim Joo-hyuk si affiancò a quella di loro madre e lo fissò cupo, come se cercasse di leggergli dentro. Sun-hyun ricambiò lo sguardo del fratello maggiore con la medesima intensità, quasi a sfidarlo, e gli chiese: «Che hai da guardare così, hyeong?»

«Ricordi chi sono? Hai riacquistato la memoria?»

“La memoria, già, la mia memoria”, pensò agitato Sun-hyun. “È stato il Samjogo? È merito suo se ora ricordo tutto? Le mie due vite sembrano essere divenute una. Sono Wang So eppure anche Sun-Yun. È così che si sente Ha-jin che ricorda tutto dei suoi giorni da Hae Soo e della sua vita in questo tempo?” Una fitta gli attraversò le tempie. Strinse gli occhi e il viso gli si distorse in un’espressione di dolore.

«Yeobo! Esclamò preoccupata Eun-ae «Ti senti male?»

Sun-Yun  scosse il capo: «Ho mal di testa, lasciatemi riposare vi prego.» e liberò la mano da quella della fidanzata, poi chiuse gli occhi e si girò su un fianco per voltarle le spalle.

«Dottore…» chiamò la madre in cerca di conforto sulle condizioni del figlio. Il medico gli si avvicinò e con voce profonda e rassicurante disse: «Come le spiegavo poco fa, presidentessa Kim, suo figlio ha subito un forte trauma a causa dell’incidente. Per fortuna pare lo stia superando bene, ma ha bisogno di riposo e tranquillità. Pressarlo potrebbe essere controproducente per il suo recupero.»

«Cosa intende dire, che lo sto disturbando?» la voce della presidentessa era divenuta improvvisamente aspra e il tono di sfida. «Lei sa chi è il proprietario di quest’ospedale, vero dottore?»

“Ecco la madre che conosco” pensò Sun-hyun.

«Õmŏni!» intervenne Joo-hyuk, imbarazzato dall’atteggiamento aggressivo della mamma «Il dottore cerca solo di fare il bene di Sun-hyun. Dovremmo dargli ascolto se vogliamo che torni presto a casa e che stia bene.» poi rivolto al medico, accennò un segno di contrizione e si scusò in vece della donna. Seguì qualche istante di silenzio imbarazzato, poi lei si schiarì la voce e tornando melliflua disse: «Mio figlio ha ragione. Dottore spero possa comprendere, sono una donna angustiata dalla preoccupazione.»

«Certo presidentessa. Suo figlio tornerà presto a casa e mi assicurerò che non lasci l‘ospedale se non quando sarà dimesso.»

«Le conviene che sia così, se non vuole perdere il lavoro.» Puntualizzò secca Eun-ae.

«Tranquilla mia cara» affermò la presidentessa «Il dottore ha capito come stanno le cose. Inoltre la stanza sarà sempre controllata da uno dei miei dipendenti. Il nostro Sun-hyun è al sicuro.»

“Le mie due vite sembrano essere divenute una. Sono Wang So eppure anche Sun-Yun. ”

«Mamma ora andiamo, ti prego.» insisté Joo-hyuk «Sun-hyun è in buone mani e ha bisogno di serenità. Ti riporterò qui domattina, promesso.»

La donna fissò il volto del figlio maggiore poi guardò l’altro, ancora raggomitolato su un fianco, con gli occhi caparbiamente chiusi. Sospirò e si arrese: «Andiamo Eun-ae cara, torneremo domattina.»

Sun-hyun sentì i tacchi della madre e della fidanzata allontanarsi, poi percepì l’odore del dopobarba di suo fratello e capì che si era avvicinato. Il fiato di Joo-hyuk gli lambì l’orecchio mentre sussurrava: «Le porto via, fratellino. Mi devi un favore.»

Sun- hyun non rispose. Aspettò prima di riaprire gli occhi e quando si accorse di essere finalmente solo, si mise a sedere. Guardò il medaglione tornare lentamente al suo colore naturale e ringraziò che nessuno si fosse accorto che lo indossava.

Ora che ricordava tutto, aveva capito che Joo-hyuk era la reincarnazione dell’ottavo principe, Wang Wook. Sarebbe stato impossibile non riconoscerlo, era pressoché identico all’uomo che era stato nel Goryeo. Così come aveva riconosciuto sua madre che ora, al contrario che nella vita passata, sembrava amarlo follemente. Ed Eun-ae? Lei era così simile a Lady Hae Myung-hee, la defunta moglie di Wang Wook. Per non parlare di Wang Eun, il decimo principe, che ora era il segretario Lee Baek-hyuk. Mille domande lo assalirono. La storia si sarebbe ripetuta? Joo-hyuk aveva mantenuto l’amore per la letteratura e l’arte che lo avevano distinto come ottavo principe. Conservava anche la sete di potere e l’indole che lo caratterizzavano nella vita passata? Se avesse incontrato Ha-jin avrebbe di nuovo provato a portargliela via? Eun-ae, Lee Baek-hyuk, Joo-hyuk e sua madre, erano parte della sua vita da sempre.

Ora gli sembrava di non averli mai conosciuti e nello stesso tempo, sapere di loro più di loro stessi. Strinse il lenzuolo tra le dita e imprecò. Chi altri di chi lo circondava era la reincarnazione di un membro della sua famiglia? Di chi avrebbe dovuto guardarsi e chi era colui di cui gli aveva parlato l’astronomo? Certo, il Samjogo lo avrebbe aiutato a riconoscere chi ora aveva un aspetto diverso, anche se ancora non sapeva come utilizzarlo. Ora, però, una sola cosa lo metteva davvero in agitazione, il non sapere dove fosse Ha-jin.  La porta si aprì e il medico tornò nella stanza. Sun-hyun gli indirizzò uno sguardo di sconforto e rassegnazione. L’uomo controllò la flèbo, poi gli puntò una piccola luce prima in un occhio, poi in un altro.

«Sembra che lei stia recuperando bene. Ha rischiato molto, lasciando l’ospedale prima del dovuto. Per fortuna non ci sono state grosse conseguenze. Più tardi la sottoporremo a una visita neurologica e domani mattina le farò ripetere la risonanza magnetica. Voglio assicurarmi che il piccolo ematoma intracranico conseguente il trauma si stia riassorbendo. Se posso fare qualcosa per lei, la prego di dirmelo. È lei il mio paziente, se vedere i suoi familiari la disturba ho l’autorità per non consentire visite.»

Sun-hyun gli sorrise grato: «La ringrazio dottor Park. Lei mi conosce da otto anni ormai. Quando mi dimetteranno avrò diverse situazioni da risolvere, anche con la mia famiglia. Poter avere ancora un po’ di tranquillità mi aiuterebbe. Le farò avere i nomi di chi può autorizzare a farmi visita, gli altri sono certo che saprà come tenerli alla larga.»

«Può contare su di me.» assicurò il medico.

«Per ora vorrei vedere Lee Baek-hyuk, il mio segretario, senza che la mia famiglia venga a saperlo. Crede di poterlo rintracciare per me?»

«Certo, signor Kim.» lo rassicurò il medico «Ora però cerchi di riposare. Verrà un’infermiera per medicarla e cambiarle la flebo. Vuole che le dia qualcosa che la aiuti a dormire?»

Sun-hyun scosse il capo: «No grazie. Ho bisogno di pensare e poi mi sento così stanco che non credo avrò difficoltà ad addormentarmi.»

Il dottor Park annuì pensieroso: «Come preferisce.» disse poi, andando via.

Trascorsero solo pochi minuti prima che due infermiere entrassero nella stanza per prendersi cura di lui. Indossavano mascherine chirurgiche e avevano i capelli nascosti dalle cuffie della divisa

Preso dai suoi pensieri, Sun Hyun non le guardò. Lasciò che una gli sostituisse la flebo e poi iniziasse a medicargli la ferita che, nell’incidente d’auto, si era procurato sulla spalla.» L’altra ragazza rimase ferma accanto alla collega, in silenzio. Sun-hyun non fece caso a lei fin quando l’infermiera non ebbe finito il suo lavoro e le disse: «Posso concederti solo qualche minuto. Ti aspetto fuori, ti prego non mettermi nei guai.» La giovane accennò un inchino di gratitudine e guardò l’amica chiudersi la porta alle spalle. In quel momento, incuriosito dalla strana situazione, Sun-hyun guardò l’infermiera e il suo cuore ebbe un sobbalzo: «Ha-jin!»

Lei abbassò la mascherina e si chinò verso di lui, per accarezzargli il viso: «Come stai, amore mio? Ho creduto di impazzire quando Ji-mong mi ha portata via.»

«Sto bene, ora che ti vedo.»

«Oh, Wang So, devo dirti alcune cose importantissime.» era agitata e parlava a fatica. Lui la prese per un polso e con delicatezza la indusse a sedergli accanto. La guardò incantato, poi le prese il viso tra le mani e sussurrò: «Mi dirai ogni cosa, Yeobo, ma dopo. Ora voglio solo baciarti, ne ho bisogno più dell’aria.» poi impresse il suo appassionato sigillo d’amore.

Fine secondo capitolo undicesimo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Chilseok (칠석), la festa degli innamorati

Il San Valentino estivo in terra coreana

di Gabriele Discetti

Il Chilseok (칠석) è una festività coreana spesso associata al San Valentino occidentale. In realtà molte sono le differenze tra le due. In primis il Chilseok cade il settimo giorno del settimo mese del calendario lunisolare coreano. Pertanto non è una ricorrenza fissa, ma varia di anno in anno. Nel 2021, ad esempio, è stata festeggiata il 14 agosto, nel 2022 cadrà il 4 agosto.

Il Chilseok ha origine dal festival cinese Qixi. Il Qixi è lo stesso da cui deriva il Tanabata, festività giapponese chiamata anche Festa delle stelle o Festa delle stelle innamorate. La festa di Qixi (o Qiqiao) è detta festa del doppio sette, notte dei sette o giorno di San Valentino cinese. Il Chilseok ha mantenuto la tradizione di festeggiare il 7° giorno del 7° mese lunisolare come quella cinese.

Come ogni festività antica, anche il Chilseok trae origine da una leggenda molto suggestiva che sono contento di potervi raccontare.

Un re celeste aveva una figlia chiamata Jiknyeo, la quale era una tessitrice di grande talento. Un giorno la ragazza, mentre era intenta a tessere, vide un giovane pastore di nome Gyeonwu e se ne innamorò.  Il padre permise il matrimonio ma da sposati, presi dal loro amore, i due cominciarono a tralasciare i loro mestieri. Jiknyeo non tesseva più, Gyeonwu non si occupava più delle pecore. Il re infuriato obbligò la coppia a vivere lontani, separati dalla Via Lattea. Era permesso loro di vedersi soltanto un giorno all’anno, il settimo giorno del settimo mese. Solo in quell’occasione corvi e gazze avrebbero creato un ponte sulla Via Lattea per ricongiungere i due amanti.

Si dice dunque che corvi e gazze non abbiano piume sulla testa proprio perché calpestati dai piedi dei due sposi. Inoltre c’è la credenza secondo la quale se il giorno della ricorrenza piove, vuol dire che i due amanti sono felici di vedersi. Se invece piove il giorno seguente, allora vorrà dire che i due sono tristi perché dovranno aspettare un altro anno prima di rivedersi. Non è un caso che la festività cada il settimo giorno del settimo mese. In quel giorno, infatti, le due stelle Vega e Altair sono vicine nella volta celeste e una terza stella, Deneb, che forma un simbolico ponte tra le due.

Il Chilseok cade in un periodo in cui il caldo diminuisce e inizia la stagione delle piogge. Le abbondanti piogge favoriscono le coltivazioni di cetrioli, meloni e zucche, quest’ultime mangiate fritte durante la festività.

Altri cibi tipici di questo giorno di festa sono quelli a base di grano: spaghetti, torte e frittelle. Per i coreani è una delle ultime occasioni di gustare cibi derivati dal grano. Difatti venti freddi  che seguono tale periodo rovinano il grano fino all’anno successivo.

Jiknyeo rappresentata nell’opera “Bride of Wings”dell’artista Kate Adams- Credit Song Kang Art – © Kate Adams

Per i buddhisti il Chilseok è l’occasione per pregare e fare offerte nei templi. In occasione di questa festività, in passato si era soliti pregare per un buon raccolto. Inoltre le donne invocavano lo spirito di Vega, che simboleggia Jiknyeo, per migliorare la propria abilità nel ricamo.

Il Chilseok è l’occasione per gli innamorati di stare insieme, guardare le stelle e mangiare cibi tradizionali.

Fonti (1), (2), (3), (4)

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Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 9

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo 9

Wang So si frappose tra lo sconosciuto e Ha-jin. Il suo sguardo infuocato avrebbe indotto chiunque alla fuga, ma non costui.

«Non devi temermi Wang So.» Disse l’altro, scoprendosi il volto «Non è forse grazie a me che sei riuscito a giungere fin qui?»

«Ji-mong?!» si sorprese il re, nel riconoscere l’astronomo di corte.

Ha-jin fece capolino da una spalla dell’amato e il cuore le saltò in gola. Quell’uomo era il migliore amico di Wang So, uno dei pochi di cui lui si fidasse. Era anche, però, l’ultima persona con la quale aveva parlato prima di rischiare di affogare per ritrovarsi poi nell’epoca Goryeo. Perché era qui, ora?

«Ciao Ha-jin.» disse l’altro «Sono felice di vedere che stai bene e che finalmente hai riacquistato del tutto la memoria.»

Lei venne allo scoperto ma Wang So la trattenne e la indusse a rimanergli al fianco.

«Come hai fatto a trovarci?» domandò scettico.

«Dimentichi che sono stato io a condurvi qui?»

«Che cosa vuoi da noi?» chiese Ha-jin , tesa.

«Piuttosto desidero qualcosa per voi. Auspico che il vostro destino finalmente si compia.» e dicendo questo l’uomo infilò una mano in tasca.

Temendo che fosse armato, Ha-Jin indietreggiò e indusse Wang So a fare lo stesso.

Ji-mong sorrise, mostrando un ciondolo dorato e circolare.

«Dovrete superare ancora delle prove e per farlo avrete bisogno di molta forza, determinazione e di questo.» Allungò la mano e porse il monile a Wang So.

«Il Samjogo!» si sorprese il giovane, riconoscendo il medaglione d’oro con intarsiata l’immagine mitologica dell’uccello a tre zampe.

«Esatto, mio re.  Il Samjogo Kari-sae, simbolo del potere, più poderoso del drago cinese e della fenice. Indossalo e non separartene mai. Grazie a lui potrai conquistare la pace che cerchi.»

Wang So allungò una mano verso il medaglione e sfiorò i contorni dell’animale mitologico, poi guardò di nuovo Ji-mong: «Perché hai detto che il mio tempo qui è limitato?»

«Siete entrambi vicini al compimento del vostro destino. Avete un compito da portare a termine e se non ci riuscirete, di te, mio re, resterà solo il ricordo.»

«Il ricordo?» impallidì Ha-jin.

Ji-mong annuì pensieroso e mosse la mano per spronare il sovrano a prendere il medaglione, poi sedette sulla panchina e sospirò affranto. Sembrava stanco e preoccupato e il suo viso era segnato da rughe che Wang So non ricordava.

«Ascoltatemi con attenzione perché non ho molto tempo. Wang So, tra poco chi ti cerca ti troverà.»

I due si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi lui spronò l’astronomo a parlare. L’altro allora annuì e iniziò il suo racconto:

«Le vostre anime sono destinate sin dalla notte dei tempi, ma un’alterazione aveva impedito loro di incontrarsi. Se non fossimo intervenuti, nulla del mondo di oggi sarebbe come lo conosciamo. Mio re, il trono era nel tuo fato, ma senza l’incontro con Hae So non saresti stato il sovrano saggio e innovatore che la storia ricorda. Saresti rimasto il sanguinario tiranno, ostaggio del buio che ne stava invadendo l’anima. Tu invece, piccola mia, saresti rimasta una sventurata, infelice per non essere riuscita a compiere il proprio destino. Quel giorno al lago Cheonjuho non fu facile per me trovarti e raggiungerti. Se non l’avessi fatto, avrei destinato voi due alla dannazione e il mondo intero a un destino nefasto.»

«Non capisco» ammise la ragazza «Cosa intendi per alterazione?»

Ji-mong annuì comprensivo: «Proverò a spiegarmi meglio. Ci fu un incidente, o per lo meno così credemmo all’epoca. Nel momento in cui la tua essenza stava per raggiungere il corpo di Hae So, qualcosa, anzi qualcuno, deviò il suo percorso. L’anima raggiunse così un’altra epoca, pervadendo il tuo corpo attuale, quello nel quale avresti dovuto reincarnarti secoli dopo. Fu un disastro al quale abbiamo rischiato di non poter rimediare. Scissa dal fisico al quale eri destinata e strappata al tuo destino, hai rischiato di smarrirti per sempre. Così come si sarebbe perso Wang So. Lui senza il tuo supporto, il tuo amore e la tua guida non sarebbe mai divenuto il sovrano che è stato. Con lui sarebbe andata perduta ogni sua innovazione, ogni suo gesto.»

“Nello scorrere del tempo le anime sono come granelli di sabbia. Per quanto infinitesimale, ogni granello è pari a una montagna in grado di deviare il corso della storia.”

Wang So prese Ha-jin per mano, confermando con il linguaggio del corpo le parole dell’astronomo reale. Ji-mong provò una stretta al cuore nel vederli così uniti e tacque per un istante, prima di riprendere il suo racconto: «Nello scorrere del tempo le anime sono come granelli di sabbia. Per quanto infinitesimale, ogni granello è pari a una montagna in grado di deviare il corso della storia. Un’anima non può soppiantarne un’altra all’interno di un corpo e credevamo che ormai nulla fosse recuperabile. Per fortuna l’essenza che era insediata in Hae Soo era destinata ad ascendere dopo appena sedici anni, così noi abbiamo potuto riportare le cose al proprio posto.»

Ha-jin sentì le gambe cedere e sedette accanto all’astronomo. Troppe emozioni per lei in un solo giorno, si sentiva confusa e sopraffatta dagli eventi. Passato e presente si affollavano nella mente e le spezzavano il respiro. Guardò Wang So e vide che pure lui era sconvolto, anche se cercava di mascherarlo e di mantenere il controllo.

«Se non ammettessi di essere confusa mentirei.» disse «Non so a chi ti riferisca quando dici la parola noi. Mi stai dicendo che avete potere sulle anime e sul tempo e che avete traslocato la mia da questo corpo a quello di Hae So, esistito oltre mille anni fa, perché era lì che sarei dovuta nascere?»

«Esatto.»

«E questo corpo, allora?»

«Come dicevo, anche questo corpo era destinato alla tua anima. Ti saresti dovuta reincarnare dopo aver vissuto la tua vita in Goryeo. Per questo quando lo hai lasciato per entrare in Hae So, quest’organismo è rimasto in coma fino al tuo ritorno. Senza la tua essenza, non potrebbe vivere.»

«Ed io, allora?» Domandò Wang So «Cosa è accaduto a me?»

L’astronomo rivolse lo sguardo alla Moonlight Rainbow Fountain che aveva ripreso a illuminare il ponte sul fiume Han e riprese a parlare:

«Il tuo destino avrebbe dovuto compiersi nel Gouryeo. Il tuo animo avrebbe concluso lì il suo primo ciclo per tornare incontaminato dai ricordi, nel corpo di Kim Sun-hyun in quest’epoca. Qui avresti potuto ricominciare e godere una vita agiata e serena con Ha-jin. Questo era il progetto originario, ma…». Ji-mong soppesò per un istante le parole, poi continuò: «Questa reincarnazione avrebbe dovuto essere il vostro premio per le difficoltà affrontate in precedenza. Se non ci fosse stata quella distorsione, oggi probabilmente l’unica difficoltà che avreste dovuto affrontare sarebbe stato il parere contrario di tua madre, a causa della classe sociale di Ha-jin.»

«Inizio a innervosirmi.» avvertì il re.

«Wang So dopo la morte di Hae So hai sofferto per tutta la vita, la sua mancanza. Hai provato in ogni modo a raggiungerla e alla fine sono stato costretto a indicarti la via. Così il 4 luglio dell’anno 975, al compimento del tuo cinquantesimo anno, hai terminato il tuo ciclo vitale nel Gouryeo e ti sei reincarnato in Sun-hyun. Non avevi ricordi di Hae So e del tuo vissuto come re. Anche se il tuo spirito era il medesimo e inconsciamente era in cerca di Hae So, non avresti dovuto ricordare di quei giorni passati. Oggi, nessuno dei due dovrebbe rammentare le vite precedenti. Sareste in grado di vivere con serenità. Avrebbe dovuto essere la vostra ricompensa, purtroppo non sarà così perché l’anomalia che deviò il percorso dell’essenza di Hae Soo non fu un incidente, come avevamo creduto all’inizio.»

«Cosa accadde, allora?» sgranò gli occhi Ha-jin.

«Fu conseguenza dell’azione di chi voleva distruggere la società come la conosciamo oggi. Un re sanguinario e feroce avrebbe dato inizio a un’era tetra. Oggi quella stessa entità sta pian piano riguadagnando terreno e cerca di portare l’oscurità a dominare il mondo. Dovete fermarla e avete solo tre pleniluni per riuscirci.» Ji-mong rivolse lo sguardo alla luna piena, poi sentenziò «Dopo sarà troppo tardi, tutto sarà perduto e con esso le vostre anime e l’amore che vi lega.»

Fine nono capitolo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Someday or One Day (想見你)

Una storia ispirata , un racconto d’amore che viaggia nel tempo e nel mistero e che resta nel cuore.

di Maria De Riggi

Titolo: Someday or One Day (想見你)

Genere: fantasy/mistery/romance

Sceneggiatura: Chien Chi-feng  e Lin Hsin-hui

Regia:  Huang Tien-jen

Paese di Produzione: Taiwan

Numero episodi: 13

durata per episodio: 1 ora e 12 minuti.

Anno di messa in onda: 2019

Dove vederlo: in streaming su Viki

Main Cast:

Alice Ko (Huang Yu-Hsuan/Chen Yun-Ru)

Greg Hsu (Wang Quan-Sheng/Li Zi-Wei)

Patrick Shih (Mo Jun-Jie)

Kenny Yen  (Xie Zong-Ru/Xie Zhi-Qi)

Huang Yu-Hsuan (Alice Ko) è una ragazza di ventisette anni che ha perso il suo fidanzato, Wang Quan-Sheng (Greg Hsu), in un incidente aereo. Distrutta dal dolore, vive nel ricordo degli anni trascorsi con il suo innamorato, nascondendo a tutti, dietro un apparente normale quotidianità, la sua immensa sofferenza. La ragazza continua a inviare dei messaggi sul cellulare di Wang Quan-Sheng, sperando che in qualche modo essi possano raggiungerlo. Una speranza pulsante e incontrollabile, una sorta di desiderio di comunicazione che le permette di continuare a vivere. Un giorno Huang Yu-Hsuan riceve uno strano pacco. Il plico contiene un vecchio walkman all’interno del quale c’è una musicassetta che contiene l’album “The End of Love” del cantautore Wu Bai.

Sull’autobus, mentre torna a casa, decide di ascoltare la cassetta. Sulle note di Last Dance di Wu Bai e Cina Blue, si addormenta. Incredibilmente si risveglia nel 1998 nel corpo della liceale Chen Yun-Ru, che si trova in ospedale dopo aver avuto un incidente. Accanto a lei c’è il suo innamorato o perlomeno un ragazzo che è identico a lui. Intrappolata in un tempo diverso, Huang Yu-Hsuan dovrà scoprire il mistero che si cela nel suo strano viaggio. Niente è come sembra e, senza conoscerne il meccanismo, inizierà a viaggiare avanti e indietro nel tempo, cercando di cambiare il destino.

“La tristezza è tristezza e non ha nulla a che fare con quanto tempo è passato”

La storia è suggestiva e coinvolgente. Abbraccia un arco temporale che va dal 1998 al 2019. Le molteplici linee del tempo si intervallano tra loro, incastrandosi come in un intricato puzzle. Alice Ko è riuscita a calarsi perfettamente nel ruolo di Chen perché da adolescente era introversa e si sentiva sempre fuori posto. Proprio la recitazione l’ha aiutata a esplorare la sua anima e ad aprirsi agli altri. Ha dichiarato di considerare Someday Or One Day uno dei progetti più difficili a cui abbia lavorato. Ammette che è stata talmente coinvolta dalla storia che durante la lavorazione del drama, la malinconia prendeva il sopravvento anche nella sua quotidianità. Spesso non riusciva a smettere di piangere mentre leggeva il copione per prepararsi per le sue scene. Si è immersa completamente nella sua parte, mettendoci cuore e anima, come capita quando ci si imbatte in un progetto che ha un potenziale particolare.

La storia è stata scritta dagli sceneggiatori Chien Chi-feng e Lin Hsin-hui. I due hanno lavorato spesso insieme, ricevendo le nomination come “Miglior sceneggiatura per una serie televisiva” ai Golden Bell Awards per le serie Ex-Boyfriend e Marry Me, or Not?. L’idea della trama è nata da un sogno di Chien che l’ha poi raccontato a Lin Hsin-hui. Qualche tempo dopo, i due hanno delineato e scritto la sceneggiatura. Un percorso che ha richiesto nel complesso circa quattro anni. Entrambi sono convinti di essere stati ispirati. Raccontano, infatti, che era come se “Dio avesse guidato la loro mente e le loro mani nella stesura del racconto”. Il titolo è cambiato varie volte. In origine “Voglio vederti” era il sottotitolo.

Dopo vari ripensamenti è diventato il titolo principale, in inglese invece si è trasformato in Some Day Or One Day, a indicare il rincontrarsi non solo in un certo giorno, ma in un giorno in cui il futuro è passato e il passato è futuro.

Sebbene Someday Or One Day parli di una storia d’amore, del viaggio nel tempo e di un misterioso assassino, l’argomento su cui si sofferma è soprattutto l’identità adolescenziale con tutte le difficoltà che l’accompagnano. I ragazzi di frequente devono affrontare problemi che troppo spesso gli adulti minimizzano, non comprendendo le reali difficoltà, che a loro sembrano insormontabili. Gli adolescenti, costretti a sopprimere la tristezza, in un clima di apparente indifferenza, crescono con problematiche che si porteranno avanti anche nell’età adulta.

“A volte sento di essere la stella più squallida dell’universo che risplende disperatamente. Desidero che qualcuno scopra la mia insignificante esistenza, ma l’unica cosa che mi aspetta alla fine è la caduta.”

Someday Or One Day è una storia meravigliosa, appassionante che affronta la tematica del viaggio in maniera originale con continui colpi di scena spiazzanti e inaspettati. È un storia che esplora il senso dell’esistenza, mostrando al contempo la forza del vero Amore.

Some Day Or One Day  ha ottenuto oltre un  miliardo di visualizzazioni. Non solo a Taiwan, ma anche nelle piattaforme cinesi iQiyi, Tencent e varie piattaforme OTT in tutto il mondo. In Corea, è andato in onda attraverso il canale via cavo WeLike e ha raggiunto la vetta delle classifiche asiatiche. Il successo è stato tale che a febbraio del 2021 Npio Entertainment e Lian Contents hanno annunciato di aver firmato un contratto per i diritti del remake. Hanno quindi reso noto che inizieranno la produzione della versione coreana del popolare drama taiwanese.

Una curiosità:

Sapevate che esiste un Finale bonus di Someday Or One Day? Purtroppo, a quanto pare, il drama è stato piratato a sole trentasei ore dalla sua uscita. Sconvolta e amareggiata dalla cosa, la produzione ha deciso di premiare il pubblico che li aveva supportati attraverso i canali legali. Così, diciotto ore dopo la scoperta del furto, ha ”preso una decisione audace e folle”. Ha deciso di aggiungere un altro giorno di riprese, il 115esimo, e implementare il drama con una scena extra. Un’aggiunta al finale che consiglio di guardare solo a chi ha già visto il drama. Non commento il video per non fare spoiler. Posso dire, però, che è splendido regalo per chi ha amato questa storia.

Se volete vedere la scena bonus potete farlo qui.

La mia valutazione
10/10
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Titolo: Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 7

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo 7

Quando scesero dalla metropolitana, Wang So era stravolto. Non era preparato per tutto ciò. Del mondo in cui aveva vissuto, sembrava non esistere più nulla. Solo il tepore della mano di Hae Soo che stringeva la sua, riuscì a tenere a bada i battiti del cuore imbizzarrito. La seguì senza dire nulla, spostando su di lei lo sguardo ogni volta che iniziava a sentirsi perso. Allora sentiva tornare la pace e la consapevolezza che qualsiasi sarebbe stato il prezzo pagato per giungere fin li, ne sarebbe valsa la pena.

Da quando avevano lasciato il Goryeo Era Makeup Culture ed erano riusciti a far perdere le loro tracce, non avevano proferito parola. Timorosi entrambi di parlarsi, si erano limitati a scambiarsi sguardi complici e rassicuranti, senza lasciare mai, neanche per un istante, la mano l’uno dell’altra.

Se da un lato Wang So temeva di scoprire che lei non ricordasse lui né il loro amore, dall’altro lo auspicava. Peggio dell’inferno che aveva vissuto, sarebbe stato scoprire che ricordava ogni cosa e non lo amasse più. Ne avrebbe avuto ogni ragione dopo come si era comportato. L’aveva lasciata andare, senza dare ascolto al proprio cuore e alla propria disperazione, ma solo all’orgoglio. Le ultime immagini che serbava di lei erano quelle che aveva spiato, carico di livore. L’aveva osservata mentre Wang Jung la sollevava tra le braccia, nel giardino della casa dov’era andata a vivere con lui. Accecato dalla folle gelosia che lo attanagliava, non aveva visto la sofferenza sul volto cereo di lei, né la debolezza dei suoi gesti. Aveva creato dentro di sé scenari languidi tra loro, destinando Hae So a una fine disperata e se stesso a una vita peggiore della morte.

Dal canto suo Ha-jin lo guardava di sottecchi, per trovare, senza riuscirci, differenze tra il volto di quell’uomo e quello del suo amato re. Tutto di lui le toglieva il fiato, ogni dettaglio la faceva sentire folle e perdura per sempre, oltre il tempo e oltre la morte. Continuò a ripetersi per tutto il tempo che non era Wang So, che non era possibile fosse lui. Eppure un’altra vocina, più profonda e intima le gridava che dopo ciò che le era accaduto, nulla avrebbe potuto essere impossibile. In quei momenti, il cuore accelerava come se avesse voluto corrergli incontro. Due volte tentò timidamente di lasciargli la mano, come nel timore di restare ustionata dal fuoco che le ardeva dentro. Lui però non le permise di sciogliersi dalla presa tenera ma decisa, trattenendola più con il panico dello sguardo che con la forza delle dita.

Lasciarono la linea nove della metropolitana, all’uscita due della stazione di DongJang. Era pomeriggio inoltrato e Ha-jin cercava un posto lontano dalla folla. Il primo luogo a venirle in mente era stata Seoraeseom Island, la piccola isola collegata al Banpo Hangang Park. Il luogo dove tante volte si era rifugiata in quell’anno durante il quale la disperazione era stata la sua compagna quotidiana. C’era un posto in particolare. Una panchina di legno chiaro, all’ombra di un salice piangente. Era all’estremità dell’isola che guardava verso il Banpodaegyo Bridge e che era diventata il suo posto segreto. Era lì che lo stava portando, per sentire la sua voce, guardarlo negli occhi e capire cosa stava succedendo.

Raggiunsero l’isola attraversando uno dei tre ponticelli che la collegavano al Banpo Hangang Park. Lì, tra i campi di colza e la vista del fiume, il loro passo si fece più lento e gradualmente i respiri meno affannati. Continuarono in silenzio il loro cammino, sempre mano nella mano, immersi ognuno nei propri timori e incertezze. Solo quando raggiunsero la panchina e sedettero vicini, lei trasse un profondo sospiro e rilassò le spalle.

«Qui sei al sicuro.» cercò di tranquillizzarlo «È il mio posto segreto e ogni volta che mi ci sono rifugiata, nessuno è riuscito a trovarmi.» sorrise.

Lui si guardò intorno, tra cielo e fiume, quel lembo di terra verdeggiante sembrava un brandello di paradiso. Sulla destra un enorme ponte univa le sponde del fiume Hangang. Il suo sguardo percorse di nuovo la bellezza che lo circondava, poi si posò su di lei e lì restò intrappolato.

“Se follia dev’essere la mia, che mi travolga una volta per tutte. Se ciò darà inizio alla mia fine, la accetterò come una benedizione. Perché preferisco mille volte finire priva di senno tra le braccia di quest’uomo, che savia negli inferi di un’esistenza senza di lui.”

«Sai chi sono?» le chiese, nonostante il terrore di sentire la risposta.

Lei fece cenno di no con la testa, poi tirò fuori il biglietto da visita che le aveva dato l’inseguitore e lo lesse. «Quell’uomo è il responsabile della sicurezza della Heal Cosmetics. Ha detto che la tua famiglia è disperata, che hai avuto un incidente e che hai bisogno di cure. È vero?»

Wang So annuì incantato dalla sua voce e rapito dal movimento delle sue labbra morbide.

«Lavoro da pochi mesi alla Heal Cosmetics, ma abbastanza per sapere che la presidentessa non dà ordini a cuor leggero. Se ha mobilitato la sicurezza per trovarti devi essere importante per lei. È così?»

Lui annuì: «Credo di sì.»

«Cosa vuol dire credo? Hanno parlato di un incidente, hai forse perso la memoria?»

«Colui che è caro alla persona di cui parli ha perso molto più di questo. Io invece spero di aver ritrovato tutto ciò che credevo perduto per sempre.»

«Non capisco.» sussurrò lei, temendo di credere alle sensazioni che provava.

«Davvero non capisci? Il tuo sguardo mi dice il contrario, Hae So.»

Go Ha-jin sgranò gli occhi e scattò in piedi, ma le gambe non la sorressero, costringendola a sedersi di nuovo. Wang So le prese entrambe le mani tra le sue, come se così facendo avesse potuto avvolgerle anche il cuore in un abbraccio protettivo.

«Sono folle? Sei un’allucinazione?» affannò la ragazza tenendo gli occhi bassi.

Lui le prese con delicatezza il mento tra le dita e le sollevò il volto per poterne incontrare lo sguardo smarrito: «Se tu sei folle, lo siamo in due, mia Hae So. Ho attraversato la morte e il tempo per ritrovarti e non posso ancora credere di esserci riuscito. Temo che da un momento all’altro possa risvegliarmi nella realtà dalla quale ho cercato di fuggire, da quando tu non ne hai fatto più parte.»

Ha-jin tremava, vertigini improvvise la facevano sentire sul punto di perdere i sensi e un nodo feroce le stringeva la gola rendendole difficoltoso anche respirare. Nonostante ciò, guardandolo negli occhi, riuscì a pronunciare un flebile sussurro: «Wang So?»

“Se follia dev’essere la mia, che mi travolga una volta per tutte. Se ciò darà inizio alla mia fine, la accetterò come una benedizione. Perché preferisco mille volte finire priva di senno tra le braccia di quest’uomo, che savia negli inferi di un’esistenza senza di lui.” Pensò, ansante mentre sollevava una mano verso il suo volto per lambirlo, delicata.

Bastò quell’unica parola di lei per dare senso a tutta a sofferenza che aveva provato nella vita. Sin da quando era bambino, fino al giorno in cui aveva trovato la via per raggiungerla. Per la prima volta benedì l’immane dolore che aveva fatto da contrappunto alla sua esistenza perché lo aveva condotto a quel momento di gioia assoluta.

Wang So, avevano sussurrato le sue labbra. Wang So, e quel nome era risuonato come la più bella delle preghiere. Se quello fosse stato l’ultimo istante della sua vita, ne sarebbe stato contento, perché ora sapeva cos’era l’estasi d’amore, quella che rende ebbri di felicità.

Mentre nel petto l’eco del sussurro di lei vibrava ancora, la attirò a se e finalmente la baciò.

Fine secondo capitolo settimo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 6

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo 6

Go Ha-jin si batté un pugno sul torace, per convincere il cuore a recuperare il suo battito regolare. Era come se una voragine le si fosse appena aperta nel petto. Quel volto dipinto, quegli occhi intensi e tristi le avevano provocato un vuoto impossibile da colmare. Uno tsunami di ricordi feroci l’aveva appena travolta e come un’onda anomala le aveva tolto il respiro. L’aveva trascinata dal limbo in cui era vissuta nell’ultimo anno, in un universo in cui tutto era dolore e mancanza di lui. Che cosa aveva fatto? Lo aveva lasciato solo, abbandonato in quel luogo senza amore e pietà. Gli aveva persino negato il diritto di sapere che era diventato padre. “Perdonami per averti lasciato solo.”

Qualcuno le porse un fazzoletto. Lo accettò senza riuscire a distogliere gli occhi dal ritratto del suo disperato re. Si asciugò le lacrime e l’essenza emanata dal lembo di stoffa, le provocò un sussulto. Le parve di essere tornata indietro a quei giorni, stretta nelle sue braccia, persa in quell’amore unico e ineguagliabile. Quel profumo speziato era unico e inconfondibile. Con gli occhi annebbiati dal pianto, guardò il fazzoletto. In apparenza era un comune foulard di cotone blu eppure aveva qualcosa di speciale, gli parlava del suo Wang So! Cercò di riprendersi dalla sorpresa e si voltò, ma chi le aveva offerto conforto era già lontano e stava lasciando la sala dall’ingresso secondario. Voleva seguirlo, ma due uomini si avvicinarono trafelati. Uno dei due la afferrò per un braccio: «Conosce quella persona?» chiese, mentre chi era con lui, correva dietro al fuggitivo.

Ha-jin guardò di nuovo il fazzoletto, poi la mano che le stringeva il braccio e con un gesto di stizza si liberò della presa.

L’altro fece un passo indietro e si scusò imbarazzato, accompagnando le parole con un inchino ossequioso.

«Mi perdoni signora. Quell’uomo ha bisogno di cure e dobbiamo trovarlo al più presto. Lei lo conosce? Sa dov’è andato?»

La ragazza scosse il capo: «No, mi ha solo offerto questo perché si è accorto che piangevo.» poi si portò di nuovo il fazzoletto al viso e s’immerse nel profumo meraviglioso che lo permeava. Tornò a guardare il quadro che ritraeva re Gwangjong di Goryeo e con occhi rapiti sussurrò: «Non so chi sia, ma devo trovarlo.»

«Come ha detto, scusi?» domandò l’uomo perplesso.

Go Ha-jin tornò padrona di sé e sorrise. D’improvviso sentiva tornata tutta la forza che credeva perduta per sempre e le parole speranza e futuro ebbero di nuovo significato. In pochi istanti aveva avuto la conferma di non essere folle, che il suo non era stato un sogno lucido, come suggerito dalla psicologa. I suoi erano ricordi! Erano vita vera e l’amore che aveva provato per Wang So non era stato un’illusione. Quel sentimento aveva e avrebbe continuato a dare senso alla sua esistenza. Ancora di più ora che sapeva che il centro del suo mondo non era stato frutto dell’immaginazione ma dolorosa e lontana realtà.

Sussultò e si portò una mano al ventre.

Quindi, anche la mia bambina …

Si coprì la bocca per impedirsi di urlare e gli occhi tornarono a riempirsi di lacrime. Si rivide cullare la sua piccola e sentì di nuovo l’onda della disperazione travolgerla. Esattamente come nei momenti nei quali era vicina alla morte e consapevole che non avrebbe potuto crescere la sua creatura. Sapere che non avrebbe potuto proteggerla, l’aveva tormentata fino all’ultimo respiro. Come aveva vissuto la sua piccola? Wang Jung aveva mantenuto il giuramento? L’aveva tenuta lontana dal Palazzo? Il suo ultimo desiderio era stato quello che sua figlia non vivesse in quel posto che per lei era stato il più spaventoso al mondo. Wang Jung le aveva assicurato che la piccola non sarebbe diventata mai come lei, che non lo avrebbe permesso, a costo della vita.

I loro sguardi s’incontrarono e fu come se il tempo si fosse capovolto, avesse compiuto un viaggio infinito e tornato al presente, passando attraverso l’impossibile.

Un brivido le attraversò la schiena. Si voltò verso l’individuo che poco prima l’aveva afferrata e vide che stava parlando al telefono in tono sommesso. Avrebbe voluto chiedergli chi era colui che stavano cercando, ma decise di non aspettare e senza esitare oltre corse verso l’uscita, decisa a trovarlo.

Il varco posteriore della mostra dava sulla parte Goryeo Era Makeup Culture dedicata ai padiglioni rivolti alla skincare. In ogni stand, estetiste esperte aiutavano i visitatori a scegliere i prodotti adatti alla loro pelle e li invitavano a sedute dimostrative. Quella era una delle zone più affollate della fiera. Donne e uomini di ogni età si aggiravano in cerca di prodotti innovativi, campioni omaggio e trattamenti di skincare gratuiti.

Go Ha-jin iniziò a farsi largo tra la folla, guardandosi intorno. Scrutava ogni figura maschile e ne cercava il volto, nella speranza di trovare il viso amato. Sapeva di essere stravolta e che il suo stato d’animo la stava spingendo a compiere azioni insensate, ma non riusciva a fermarsi. Corse trafelata da un punto all’altro, incurante degli sguardi incuriositi e perplessi della gente. Una donna le chiese se avesse bisogno di aiuto, ma lei non se ne accorse e continuò la sua ricerca disperata. D’un tratto qualcuno le tagliò la strada e lei non fece in tempo a scansarsi. Diretti in direzioni opposte, i due si scontrarono e l’urto fu così energico che Ha-jin barcollò all’indietro. Sarebbe caduta rovinosamente se un braccio vigoroso non l’avesse sorretta avvolgendole la vita.

Con gli occhi sgranati e le labbra appena socchiuse, la giovane guardò l’uomo che l’aveva afferrata e ora la teneva stretta, il volto spigoloso a pochi centimetri dal suo.

I loro sguardi s’incontrarono e fu come se il tempo si fosse capovolto, avesse compiuto un viaggio infinito e tornato al presente, passando attraverso l’impossibile.

Fu un attimo che durò un’eternità. Tutto intorno a loro fece silenzio. La luce divenne buio e la folla deserto.

Wang So e Hae Soo si guardarono increduli e timorosi di fare anche il minimo gesto nel timore che il sogno appena divenuto realtà svanisse. Rimasero sospesi in una bolla spaziotemporale per un momento che sembrò loro infinito, ma che in realtà durò poco più di un secondo.

Un attimo dopo, infatti, un grido li riportò alla realtà.

«Eccolo! L’ho trovato!» strillò un uomo.

Wang So allora la lasciò andare:«Ti ritroverò» disse con voce profonda e fece per riprendere la sua fuga.

Ha-jin non glielo permise. Lo afferrò per un braccio e decisa affermò: «No! Vieni con me.» quindi lo costrinse a seguirla nel dedalo degli stand e s’infilò in uno dei più affollati. Senza curarsi di dargli spiegazioni, si avvicinò a una postazione per i trattamenti gratuiti che in quel momento era libera e lo fece sedere.

Wang So era confuso, agitato e provò ad alzarsi per andare via. Non voleva che lo trovassero. Soprattutto, non voleva che lei fosse coinvolta nella sua fuga dalla famiglia di Kim Sun-hyun, l’uomo del quale ora aveva il corpo. Lei ne comprese l’agitazione e lo indusse a sedersi di nuovo, quindi gli fece cenno di restare in silenzio. Si guardò intorno e vide gli uomini che gli erano alle calcagna entrare nello stand. Prese dall’espositore più vicino una maschera di bellezza in stoffa, la aprì e con delicatezza gliela pose sul volto.

«Con questa non potranno riconoscerti» sussurrò sedendogli dinanzi e iniziando a tamponargli il viso con leggeri tocchi per far aderire la maschera a ogni piega del volto.

A Wang So sembrò di essere tornato ai giorni in cui lei lo aiutava a nascondere la cicatrice che gli devastava il volto.

Fece per sollevare una mano e prendere con delicatezza quella di lei, quando i suoi inseguitori si avvicinarono.  Agitati, mostrarono una sua foto prima a Go Ha-jin e poi a lui:

«Avete visto quest’uomo? Dobbiamo trovarlo al più presto.»

Wang So scosse il capo e distolse in fretta lo sguardo. Il cuore di Ha-jin batteva così forte che lei temette che potessero sentirlo anche gli altri, nonostante il brusio. Sussurrò un no, poi chiese: «Perché lo cercate?»

«Ha avuto un incidente e ha bisogno di cure, ma ha lasciato l’ospedale e la famiglia è disperata. Signorina, se dovesse vederlo, potrebbe chiamare questo numero?» pregò l’altro, porgendole un biglietto da visita.

Ha-jin annuì imbambolata, poi tornò a fingere di prestare attenzione alla maschera di bellezza e di illustrarne al cliente i benefici.

Solo quando i suoi inseguitori si furono allontanati Wang So, si tolse la maschera, le ghermì un polso e disse: «Andiamo via da qui!» e non ebbe bisogno di dire altro, perché fu lei a trascinarlo via.

Fine sesto capitolo 

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 5

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo 5

Lee Baek-hyuk viveva con sua madre in una piccola casa nel quartiere Changsin, a poca distanza dal parco giochi Sanmaru nel distretto di Jongno. Dal terrazzo sul tetto si poteva vedere Seoul e, in lontananza, la Seoul Tower che, dominava la città. Seduto su una panca di legno con le gambe incrociate e i palmi sulle ginocchia, da quel terrazzo Wang So attese l’alba. Fissava quella strana torre simile a uno scettro infuocato e la miriade di luci che costellavano la città.  Tutto gridava la lontananza abissale tra la sua epoca e quella nella quale si trovava ora. Scrutò l’intrico di case e palazzi, cercando di immaginare in quale di quelle potesse essere Hae Soo, chiedendosi come avrebbe reagito quando l’avesse avvicinata. Si ricorda di me? Conserva memoria di quanto abbiamo condiviso? E se per lei fossi solo un estraneo?

Era angosciato da domande e dubbi, temeva che del loro amore esistesse ancora solo ciò che gli restava nella memoria e nel cuore.

Una lacrima traditrice gli solcò una guancia, ripercorrendo la traccia ormai invisibile dello sfregio che gli aveva deturpato il volto. Si sfiorò la pelle integra e ricordò il tocco delicato di lei che sapiente mimetizzava la cicatrice. Era la sola che riuscisse persino ad attutire il dolore del ricordo di ciò che l’aveva provocata. Ricordò l’istante in cui gli occhi di Hae Soo gli erano entrati nel cuore. L’attimo in cui si erano connessi alla parte più nascosta del suo animo per restarvi oltre la morte, al di là il tempo fino all’eternità.

Quanto aveva sofferto la sua Hae Soo e quanto di quel dolore era stato lui a causarlo? Wang Jung gli aveva raccontato di come lo avesse aspettato fino al suo ultimo anelito. Gli aveva detto quanta disperazione gli avesse causato il non poterlo rivedere un’ultima volta.

Il suo unico amore aveva dato alla luce una bambina, la loro piccola e poi, disperata, si era spenta. Era andata via non tra le sue braccia, ma tra quelle del quattordicesimo principe. La condanna che si era auto inflitto per quella colpa l’aveva scontata per il resto dei suoi giorni da sovrano. Quella pena, avrebbe continuato a infliggersela fin quando non fosse stato certo della felicità di Hae Soo.

Il sole giunse a diluire la notte e il cielo si tinse di toni rosati, fino a divenire chiaro e turchese.

Con il buio anche i pensieri più oscuri si stemperarono e un barlume di speranza accese una fiammella di conforto nel suo cuore ferito.

«Signore!» esclamò Baek-hyuk, salendo gli ultimi gradini della stretta scala a chiocciola che conduceva al terrazzo «Credevo fosse andato via. Non riuscivo a trovarla, mi ha fatto spaventare. Non ha dormito? È stato qui tutta la notte?»

Wang So posò su di lui gli occhi intensi e provò un moto di affetto. Era un caso che costui fosse così simile al decimo principe. Eppure provava una strana sensazione quando gli era vicino, come se davvero il ragazzo fosse uno dei suoi fratelli minori. Lo osservò con benevolenza, poi tornò a guardare la città.

«Non avevo bisogno di dormire, l’ho fatto abbastanza in ospedale.»

Il ragazzo tacque, imbarazzato, poi guardò verso la torre e infine si schiarì la voce: «Sua madre è in ansia. La stanno cercando ovunque, non le sarà facile entrare al Goryeo Era Makeup Culture senza essere visto.»

«Giocherò sull’effetto sorpresa. Credo che nessuno si aspetti che possa andarci, non credi?»

«Sì, in effetti.» ammise l’altro.

«Hai detto che sono il CEO dell’azienda, giusto? Cos’è, una specie di re?»

Baek-hyuk non riusciva a nascondere l’imbarazzo: «In un certo senso …»

«Quindi, se pure mi riconoscessero, nessuno potrà fermarmi all’ingresso. Se avviseranno la mia famiglia e i medici, avrò comunque il tempo di trovare la ragazza.»

«Credo di sì.»

«Bene. È l’unica cosa che conta.»

“Fu in quel momento che il cuore di Wang So, lasciò l’inferno e tornò alla vita.”

Due ore più tardi Baek-hyuk fermò l’auto a pochi metri dal cancello principale del complesso fieristico nel quale era stato organizzato l’evento. Sarebbe voluto entrare con Kim Sun-hyun, ma lui aveva detto che gli sarebbe stato più d’aiuto, depistando le ricerche di chi gli era alle calcagna. Così, suo malgrado, il giovane lo guardò oltrepassare l’ingresso e sparire tra la folla di visitatori.

Wang So ricordava alla perfezione le istruzioni dategli dal segretario. Prese una mappa del percorso fieristico e cercò le indicazioni per raggiungere lo stand dove lavorava Hae Soo. Osservò da lontano le persone andare e venire. Una ragazza vestita di rosa accoglieva tutti con un sorriso, ma non era lei e Wang So si sentì fremere per la delusione. Stava per andare via furente, quando dall’interno un’altra giovane, anch’ella vestita con un tailleur rosa, uscì dall’ombra e guidò un uomo verso un espositore.

Aveva lunghi capelli d’onice ed era così piccola e aggraziata da sembrare una bambolina. Wang So non le staccò gli occhi di dosso, tentando di scorgerne il viso. Lei però continuò a parlare con il cliente fin quando l’uomo andò via, allora disse qualcosa alla collega e si allontanò dallo stand.

Wang So la seguì con lo sguardo. Non aveva avuto bisogno di vederla in volto per riconoscerla. Gli erano bastati il modo che aveva di camminare e la grazia con cui piegava il collo o si sfiorava i capelli. Fece fatica a respirare, gli sembrò che l’aria si fosse fatta tanto compatta da non poter essere attraversata. Alla fine reagì e iniziò ad andarle dietro.

La ragazza prese una bibita, poi girovagò tra la gente guardandosi intorno, infine entrò in un padiglione nel quale erano esposti dipinti dell’era Goryeo. Per un attimo Wang So sentì le gambe tremare ed ebbe difficoltà a procedere, poi si fece forza e la seguì all’interno. Era terrorizzato.

Deglutì più volte, tentando di sciogliere il nodo che gli serrava la gola. Alle pareti, immagini che lui conosceva bene. Erano volti noti di persone che aveva amato e di altre che aveva odiato profondamente. C’erano anche riproduzioni dei momenti più drammatici e i pochi più lieti della sua vita. Si lasciò distrarre per un attimo e la perse di vista.

Agitato, si guardò intorno. Le sale erano deserte e nell’aria un profumo di azalee e rose rendeva tutto surreale. All’improvviso il silenzio fu rotto da un singhiozzare sommesso. Wang So seguì il suono fino a una sala più ampia delle altre e la ritrovò dinanzi a un ritratto del re Gwangjong di Goryeo. Hae So guardava lui e aveva le spalle scosse da un pianto disperato. Fu in quel momento che il cuore di Wang So lasciò l’inferno e tornò alla vita.

Fine quinto capitolo 

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Moon Lovers 2 (Alla Conquista della Felicità) – Capitolo 4

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo  4

Nascosto dietro un angolo del corridoio, Wang–so vide un uomo entrare in una stanza e uscirne poco dopo in abiti ospedalieri. Senza esitare s’intrufolò e si ritrovò in un ambiente con le pareti ricoperte di armadietti incasellati come le celle di un alveare. La stanza era umida di vapor acqueo. Voci maschili attutite da uno scroscio d’acqua provenivano da un ambiente attiguo. Si sporse appena oltre il varco e vide una fila di docce. Due uomini si stavano lavando. Guardò di nuovo verso gli armadietti e vide che un paio erano aperti. Capì che erano dei tipi sotto la doccia e si affrettò a vederne il contenuto. In uno c’era delle braghe blu, di una stoffa che sembrava resistente, dei jeans, avrebbe detto Hae- soo.

Provò a indossarli, ma erano troppo larghi per lui, tanto da scivolargli dai fianchi asciutti. Nell’altro armadietto trovò invece un completo più adatto alla sua misura. Il pantalone aveva l’elastico in vita e la lunghezza era giusta. Sopra aveva una maglia dello stesso colore, con un cappuccio ampio. La indossò, sollevò il cappuccio per nascondere il volto, poi lasciò la stanza in fretta, prima che i due si potessero accorgere della sua presenza.

Percorse a grandi passi un tratto del corridoio e imboccò una scalinata, scendendola in fretta nella speranza che lo conducesse il prima possibile all’uscita più vicina dell’edificio. Era affannato e il cuore gli batteva ovunque quando finalmente raggiunse l’aria aperta. Si fermò per un attimo all’ingresso dell’ospedale e si appoggiò a una colonna per riprendere fiato. Un uomo che aveva indosso una maglia con scritto sicurezza, gli si avvicinò e gli poggiò una mano su una spalla:

«Si sente male signore?»

Affannando, Wang So scosse il capo: «Sto bene grazie. Ho solo fatto le scale di corsa.»

L’altro lo guardò scettico, ma non insisté oltre: «Se ha bisogno di qualcosa, sono qui.»

«Grazie» Wang So gli rivolse un sorriso forzato e si avviò lungo il viale d’ingresso al nosocomio.

Aveva appena oltrepassato la soglia del grande cancello, quando sentì qualcuno chiamarlo: «Signor Kim, Kim Sun-hyun!»

Si voltò verso il punto dal quale proveniva la voce e vide un giovane sbracciarsi nel tentativo di attirare la sua attenzione. Il giovane gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle, palesemente commosso: «Signor Kim! Cosa ci fa qui fuori? Stavo venendo a trovarla credevo sarebbe stato ricoverato per più tempo! Mi ha fatto spaventare tanto. Ci ha impauriti tutti!»

Wang So si corrucciò e osservò le mani del giovane strette intorno alle sue spalle. Resistette alla tentazione di ordinargli di non toccarlo, poi sollevò gli occhi sul suo viso. Aveva meno di trent’anni ed era incredibilmente somigliante a…

«Wang Eun!?» mormorò incredulo.

«Cosa?» si bloccò perplesso il giovane, ma l’altro non gli diede il tempo di capire e lo strinse in un abbraccio spasmodico.

Wang So sentiva il cuore esplodergli per l’emozione. Quante volte aveva rivissuto il tragico momento della morte del decimo principe? Quanto si era maledetto per ciò che gli era capitato, che lui stesso gli aveva fatto e ora lui era lì, incredibilmente vivo e con la stessa aria da eterno ragazzino. Persino la sua voce era identica e gli occhi, ora corrucciati, lo avevano guardato con la medesima adorazione dei tempi andati.

«Signor Kim …» la voce sconvolta del giovane lo riportò al presente e alla realtà che stava vivendo. Quello non era il suo fratello minore e lui non era più Wang So. Non erano a Goryeo ma in una città chiamata Seoul, in un anno che ne distava mille e ottanta da quello dal quale proveniva. Cercò di ricomporsi e lasciò andare il giovane, poi si schiarì la voce e disse:

«Chiedo scusa, sono ancora sconvolto dall’incidente e i medici hanno detto che ho problemi di memoria. Tu mi conosci?»

«Signor Kim, certo che la conosco, sono Lee Baek-hyuk, il suo segretario!»

Wang-so sospirò e cercando di mantenere un tono rassicurante disse: «Sono confuso, ma presto starò meglio e ricorderò ogni cosa. Per ora voglio solo andare via da qui, prima che i medici si accorgano che ho lasciato la stanza.»

«Signor Kim, ma come!?»

“Wang So sentiva il cuore esplodergli per l’emozione. Quante volte aveva rivissuto il tragico momento della morte del decimo principe?”

Wang-so fissò di nuovo il giovane, e ancora una volta si sentì muovere da un senso di affetto e di dolorosa colpa nei suoi confronti: «Devo andare via da qui. Ti spiegherò dopo, ora aiutami, ti prego.»

Il ragazzo non se lo fece ripetere. La sua espressione divenne d’un tratto determinata e annuì solenne: «Venga con me signor Kim. Salga in auto e mi dica dove vuole che la porti.»

******

Wang So si lasciò sfuggire un sorriso sbilenco. Una doccia era ciò che ci voleva per togliergli un po’ di stanchezza da dosso e dissolvere l’odore che impregnava i vestiti presi in ospedale. Il suo nuovo corpo all’inizio lo aveva sorpreso, ma ora faticava a distogliere lo sguardo dalla propria immagine riflessa. Si strinse l’asciugamano intono ai fianchi e si passò una mano tra i corti capelli corvini, ancora umidi. I fili bianchi che l’avevano incanutito dopo i quarant’anni non c’erano più e neanche la cicatrice che gli aveva devastato il viso sin da bambino. L’uomo del quale ora aveva il corpo, il CEO Kim Sun-hyun, era identico al Wang So trentenne. Era più muscoloso, però, di quanto non fosse stato lui e non aveva la cicatrice a deturpargli il viso.

Wang So si toccò la mascella spigolosa e si lisciò la guancia sinistra finalmente perfetta, soddisfatto. Lasciò il bagno e si diresse verso il guardaroba. Qualche ora prima Wang Eun, anzi, Baek-hyuk lo aveva accompagnato nell’attico di Kim Sun-hyun e gli aveva mostrato ogni cosa, credendo all’amnesia conseguente l’incidente.

«Ora vado via, signore. Cerchi di riposare e se dovesse avere bisogno di qualcosa non esiti a chiamarmi.» gli aveva detto poi.

«Aspetta.» lo aveva fermato lui «Devi fare qualcosa per me.»

«Dica capo, la prego.»

«Devo trovare una persona, una donna.»

«Una donna!?» aveva sgranato gli occhi l’altro.

«Esatto.»

«È qualcuno che ha a che fare con l’incidente?»

«No» rispose secco Wang So, poi aggiunse «Si chiama Go Ha-jin, vive a Seoul e dovrebbe avere circa ventisei anni.»

«Il nome è piuttosto comune. Potrebbe dirmi qualche altro dettaglio? Un numero di telefono, il posto dove lavora …»

Wang So aveva alzato gli occhi al cielo, insofferente: «Se avessi saputo queste cose, non avrei avuto bisogno del tuo aiuto, non credi?»

Il ragazzo era arrossito e si era profuso in un inchino di scuse «Mi dispiace capo. Go Ha-jin, ventisei anni e vive a Seoul. Non sarà facile, ma la troverò per lei.» aveva detto allontanandosi verso la porta di casa.

«Aspetta!» Lo aveva fermato il re «Lei fa la truccatrice e conosce molto bene i cosmetici.»

Gli occhi del segretario si erano illuminati: «Questo mi aiuta moltissimo, grazie!» ed era andato via.

Strofinandosi i capelli con un asciugamano, Wang So guardò tra gli abiti presenti nell’armadio e scelse un completo blu notte. Era affamato, si vestì in fretta e andò in cucina. Stava guardando in giro in cerca di cibo quando Lee Baek-hyuk tornò.

«Ho buone notizie!» Esclamò entusiasta «È stato più facile di quando credessi. C’è una Go Ha-jin di ventisette anni che vive qui a Seoul e indovini un po’?»

«Cosa?» rispose impaziente lui.

«È una delle esperte di cosmesi alle dipendenze della Goryeo Skincare. Lavora presso la sua azienda da cinque anni. Circa due anni fa è quasi annegata per salvare un bambino ed è rimasta in coma per un anno. È tornata al lavoro da pochi mesi.»

Wang So impallidì, si avvicinò alla grande vetrata che affacciava sull’Han River e guardò la luna il cui colore ora era più sbiadito: «È lei … sta bene?»

«Credo di sì, signore. È una delle dipendenti che seguirà il Goryeo Era Makeup Culture, l’evento organizzato dall’Azienda che avrà inizio domattina.»

«Quindi dovrò aspettare domani per vederla?»

«Signore sono le due del mattino. Per nessuna ragione potremmo recarci a casa di una donna a quest’ora. In più credo che lei non si sia ripreso ancora del tutto e che abbia bisogno di riposare, se le dovesse succedere qualcosa, non me lo perdonerei.»

Wang So strinse gli occhi e annuì. Una notte, pensò, posso aspettare ancora una notte. Devo farlo. In quel momento un suono acuto lo fece sobbalzare. Si voltò di scatto verso Baek-hyuk, lo vide prendere dalla tasca un oggetto rettangolare e portarselo all’orecchio: «Signora Kim! No, non dormivo, tranquilla. Come mai mi chiama a quest’ora, è successo qualcosa?»

Wang So strinse gli occhi, mentre Baek-hyuk si portava una mano alla fronte e cercava di mantenere la calma.

«Cosa?» gridò il ragazzo «Il signorino Kim Sun-hyun è fuggito dall’ospedale? No, certo che non lo sapevo. Sta andando a casa sua? Crede che possa essere andato lì?»

Wang So s’irrigidì.

«Avete chiamato anche la polizia? Certo capisco, è importante che torni al più presto in ospedale. Sì, lo so che ha perso la memoria.» Baek-hyuk si morse un pugno, cercando ci mantenere la calma «Il tempo di vestirmi e andrò a cercarlo anch’io! La terrò aggiornata.»

Appena interrotta la comunicazione, il giovane raggiunse una sedia e vi si lasciò cadere, pallido.

«Chi era?» volle sapere Wang So.

«Era sua madre, la signora Kim. L’ospedale ha dato l’allarme sulla sua fuga e sta venendo qua per cercarla.»

«Qui?» gridò lui.

Baek-hyuk annuì «È già per strada, arriverà tra poco.»

«Non voglio vedere nessuno prima di aver ritrovato Hae Soo!»

«Hae Soo?»

«Volevo dire Go Ha-jin. Portami via da qui, subito!»

«E dove? Hanno avvisato anche la polizia. Vogliono che lei torni in ospedale.»

«Portami a casa tua.» Decise perentorio Wang So.

Il segretario fu tentato di opporsi. Una cosa del genere sarebbe stata troppo rischiosa per lui e poi sua madre non voleva che portasse gente a casa senza prima essere avvisata. D’altro canto, come avrebbe potuto dire di no al suo datore di lavoro? Così, invece di gridare il neanche per sogno che stava per sgorgargli spontaneo dal petto, sussurrò un più remissivo: «Si Signore.»

Fine quarto capitolo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 3

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama Moon Lovers: Scarlet Ryeo.

Capitolo  3

Nello stesso istante in cui un dolore lancinante gli trafisse le tempie, uno strano odore gli invase le narici. Re Gwangjong di Goryeo provò ad aprire gli occhi, ma una nuova fitta lo indusse a desistere. Intorno a lui c’era silenzio ed era disteso su qualcosa di soffice, non la dura roccia sulla quale era rovinosamente piombato cadendo da cavallo. Si portò una mano alla fronte e sollevò di nuovo le palpebre. Era notte e la stanza era immersa nella penombra. Seppur fioca, la luce gli permise però di scorgere un ambiente alieno dal Goryeo e dal lusso del Palazzo Reale. Non c’era nessun arazzo, né paraventi o mobili intarsiati da artigiani sapienti. L’ambiente era monocromatico, il bianco dominava ogni cosa. Il bianco era il colore della modestia e della purezza dello spirito.

Lo stesso dell’abito che indossava Hae Soo il giorno nel quale si era prostrata per chiedere inutilmente clemenza al re in favore della concubina reale. L’aveva riparata dalla pioggia con il suo mantello nero e accolta tra le braccia quando, sfinita, era crollata esanime, ma non era riuscito a proteggerla. Tutto il suo amore e nulla di ciò che aveva fatto era servito a tenerla con sé, a renderla la sua regina.

Voltò la testa verso la finestra e il cuore ebbe un sobbalzo.  Il cielo era dominato dalla luna rosso sangue, la stessa che aveva scoperto essere la via grazie alla quale avrebbe potuto raggiungere Hae Soo. Si sforzò di mettersi a sedere e si guardò intorno. Che strano posto era quello? Cosa gli avevano messo addosso? Si chiese, afferrando la stoffa grezza del camice da notte.

Si portò entrambe le mani al viso e strinse gli occhi, cercando di ricordare. La Luna era la strada, l’eclisse che aveva portato Hae Soo da lui l’aveva finalmente condotto nel mondo dal quale era giunta Hae Soo? Quante volte, aveva trascorso ore, ascoltandola raccontare quanto fosse diverso il luogo da cui proveniva? Le immagini che aveva visto nella sua mente grazie a ciò che gli aveva narrato iniziarono ad affollargli i pensieri. Si guardò intorno, poi fissò ancora una volta la luna rossa. Mise le gambe giù dal letto e fece per alzarsi, ma in quel momento un uomo vestito di azzurro irruppe nella stanza.

«Signor Kim si è svegliato!» esclamò «Che cosa fa, non può alzarsi, è ancora troppo debole!»

Wang So lo guardò corrucciato: «Signor Kim? Chi è lei?»

«Si distenda, la prego.» raccomandò il medico, poi aggrottò la fronte «Non mi riconosce?»

Wang So scosse il capo: «Dovrei?»

«Sono il dottor Park, il suo medico da otto anni, da quando è divenuto CEO della Goryeo Skincare.»

Wang So guardò di nuovo verso la luna e sospirò: «Che giorno è?»

«Il 26 maggio.»

«Di che anno?»

Il medico si schiarì la gola, imbarazzato: «duemilaventuno.»

Un sorriso raggiante illuminò il viso di Wang So: «In che città?»

«A Seoul, ovviamente. Così mi fa preoccupare signor Kim. Comincio a pensare che il trauma sia peggiore di quanto pensassi. La sottoporrò a una nuova TAC.»

«Cosa mi è successo?» domandò Wang So senza distogliere gli occhi dalla Luna.

«Un incidente. Stava andando in azienda per prendere parte a un’importante riunione, ricorda?»

Wang So scosse il capo: «Che incidente?»

«Hong Ki-jo, il suo autista, ha avuto un malore, l’auto è uscita di strada ed è precipitata nel fiume Han. Il signor Hong è morto e abbiamo temuto il peggio anche per lei. Quando è arrivato in ospedale era in ipotermia e privo di conoscenza. Ho bisogno di visitarla e farle alcune domande, posso?»

Wang So ripensò ai racconti di Hae Soo e ringraziò il fato per avergli permesso di conoscere tanto di quest’epoca così diversa dalla sua. Lo avrebbe aiutato a comportarsi senza dare troppo nell’occhio.

“Tutto il suo amore e nulla di ciò che aveva fatto era servito a tenerla con sé, a renderla la sua regina.”

A quanto pare ora non era più re Gwangjong di Goryeo, ma un signor Kim qualunque. Non avrebbe potuto impedire a un medico di toccarlo, né avrebbe potuto ordinargli di dargli dei vestiti e permettergli di lasciare questo posto. Minacciarlo di morte, brandendo la sua spada era impensabile, non era più il cane lupo, ora.  Annuì paziente e permise all’altro di puntargli una pila negli occhi. Seguì e sue indicazioni poi tornò a distendersi, fingendosi arrendevole.

«Ricorda il suo nome?» domandò il dottor Park.

«Me l’ha detto lei poco fa, sono il signor Kim, CEO della Goryeo Skincare.» Non sapeva cosa volesse dire CEO, ma immaginava fosse una sorta di capo. Gli piaceva sapere di essere il capo di qualcosa chiamata Goryeo. Gli sfuggì un sorrisetto.

«Il suo nome, lo ricorda?» la voce del medico lo riportò al presente.

«Wang-so?» si buttò, consapevole di dare una risposta errata.

«Sun-hyun, lei è il signor Kim Sun-hyun, terzo figlio di Kim Sun-Pyo. Suo padre era uno degli uomini più influenti del Paese.»

«Lo sono anche io?»

«Cosa?»

«Influente»

L’espressione del dottor Park era un misto di sconforto e imbarazzo: «Beh, sì certo. Lei è un uomo molto rispettato.»

«Bene.» approvò Wang So «Voglio tornare subito a casa.»

«Questo non è possibile! Il suo cervello è rimasto privo di ossigeno per diversi minuti. Il suo cuore ha cessato di battere. Abbiamo faticato per stabilizzarla ed è un miracolo che si sia ripreso. In più è evidente che soffre di un’amnesia dovuta allo shock. Deve rimanere qui fin quando non saremo certi che si sia ripreso del tutto.»

Wang So sapeva che opporsi non sarebbe servito a nulla. Era necessario fingersi accondiscendente e giocare d’astuzia.

«Mi sento stanco. Possiamo rimandare tutto a domattina?»

«Certo, come vuole. Avviserò la sua famiglia che si è svegliato. Sua madre e la sua fidanzata saranno sollevate di saperlo.»

Wang So s’irrigidì: «La mia fidanzata? Go Ha-ji?» domandò speranzoso.

Il medico arrossì imbarazzato: «La sua fidanzata è la signorina Lee Si-eun, sin dai tempi dell’università.»

Wang So annuì, sarebbe stato troppo facile se Hae Soo fosse stata la sua fidanzata in questo tempo. Doveva trovarla al più presto e per farlo doveva essere libero di agire. Guardò di nuovo verso la luna rossa e sospirò: «Ho bisogno di dormire. Mi lasci solo, la prego.»

Il medico accennò un inchino ossequioso e si allontanò verso la porta: «Sarò qui tutta la notte, per chiamarmi le basterà premere il campanello accanto al letto.»

«Vada pure.» lo incitò con un gesto della mano Wang So e chiuse gli occhi, fingendosi sfinito.

Attese che l’altro fosse uscito, poi si mise a sedere e si guardò intorno. Un piccolo armadio sulla parete opposta al letto attirò la sua attenzione. Un ago collegato a una flebo gli perforava l’incavo del gomito. Lo stappò via e si avvicinò all’armadio. Aprì l’anta e imprecò, nessun abito, solo un contenitore di pelle rovinato dall’acqua. Lo aprì e vide che era pieno di soldi ancora umidi e quelle che Hae Soo gli aveva descritto come carte di credito. C’era anche un documento che riportava i suoi dati. Ora era Kim Sun-hyun, nato il 17 aprile del 1991. Kim Sun-hyun, si sarebbe mai abituato a quel nome?

Stringendo in pugno il bottino, si avvicinò alla porta e la socchiuse. Sbirciò verso il corridoio e vide che era libero, allora si fece coraggio e lasciò la stanza. Doveva trovare dei vestiti e andare via al più presto da lì.

Fine terzo capitolo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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Moon Lovers 2 (Alla conquista della Felicità) – Capitolo 2

di Donatella Perullo

Attenzione 

Il racconto contiene spoiler per coloro che non hanno visto il Drama “Moon Lovers: Scarlet Ryeo”.

Capitolo 2

Singhiozzando disperata, Go Ha-jin si accasciò dinanzi all’antico ritratto di re Gwangjong di Goryeo. Da quando si era risvegliata dal coma, era trascorso un anno. Da allora non era passato giorno senza che una tristezza latente e perniciosa la tormentasse. Una mestizia che le riportava alla mente immagini sempre più nitide di una vita che non era possibile avesse vissuto. Un’esistenza che invece sentiva sua più di ogni altra cosa. Medici, parenti e amici avevano fatto di tutto per convincerla che ciò che la torturava non erano memorie ma illusione onirica.

«Ha-jin tutto ciò che ricordi sono sogni lucidi.» le aveva detto la psicologa durante una delle ultime sedute «Una sorta di strategia che il tuo cervello ha messo in atto per difendersi dal trauma subito e favorire il recupero. Tu stessa hai ammesso di amare i Drama Storici. Così, per superare quel momento orribile, ti sei creata una realtà nella quale avresti amato vivere. In questo modo hai concesso tempo all’organismo per recuperare le forze e risvegliarsi.»

Lei l’aveva guardata scettica e aveva ribattuto con un fil di voce: «Se conoscesse i dettagli di ciò che ricordo, non credo la penserebbe così. Ho sofferto troppo e ho affrontato così tante difficoltà.» sospirò «Ho sentito dolore e non solo fisico, che razza di difesa crede sia?»

«Hai riportato nel sogno le sensazioni di disagio fisico provocate dalle conseguenze dell’incidente. Il tuo inconscio le ha trasformate in un vissuto fittizio nel quale hai trascinato le sofferenze del tuo organismo e le paure della mente. Il fatto che alcune delle persone presenti negli avvenimenti che credi di ricordare abbiano il volto di persone che conosci, ne è la prova. Non hai detto, ad esempio, che il quattordicesimo principe, Wang Jung, aveva lo stesso aspetto del tuo più caro amico, Do-hyun? Anche la presidentessa dell’azienda per la quale lavori, se non erro, me l’hai descritta come somigliante alla regina consorte.»

Ha-jin aveva abbassato gli occhi e aveva provato a ribattere: «È vero, Do-hyun somiglia tantissimo al quattordicesimo principe, ma la presidentessa della Heal Cosmetics non conta. L’ho vista per la prima volta solo quando, dopo la convalescenza, ho affrontato l’ultimo colloquio di lavoro con l’azienda. Quel giorno per poco non svenni per lo shock. Quelle sono le uniche persone che posso collegare a quello che lei, dottoressa, chiama il mio sogno lucido.» era tornata a sollevare lo sguardo e dopo qualche istante di silenzio, con cipiglio affranto era sbottata: «Lui no, lui era…» lo sguardo della psicologa, però, l’aveva bloccata. Se avesse ancora raccontato i dettagli di quell’amore, l’avrebbe di nuovo mandata dallo psichiatra perché le desse i farmaci.

«Wang So non esiste» si era detta perciò «la dottoressa ha ragione, è stato tutto un sogno. Nessuno di loro era reale e non ha importanza quanto mi riesca difficile crederlo. Devo tornare alla realtà, alla mia vita e al mio lavoro.» Aveva annuito e un sorriso triste le aveva increspato le labbra, poi aveva detto: «Lui era il risultato di ciò che avevo desiderato prima dell’incidente. Un uomo leale e forte, capace di amarmi sopra  ogni cosa. Tutto ciò che non avevo trovato in quel traditore del mio ragazzo. Ha ragione dottoressa, un uomo così non può essere reale, me ne farò una  ragione.»

“Lei non voleva dimenticare, anzi! Il suo terrore era che quella voce profonda, quello sguardo e quel viso pian piano divenissero evanescenti.”

L’altra aveva gonfiato il torace, soddisfatta, e le aveva preso le mani fra le sue: «Il tuo corpo è guarito del tutto Ha-jin e finalmente anche il tuo animo ha trovato la strada giusta. Vedrai che d’ora in poi tutto sarà più semplice per te. Devi dimenticare ciò che hai sognato e cancellare quei volti e quelle sensazioni.»

Da quella seduta erano trascorsi sei mesi e otto giorni. Non era voluta tornare mai più da una psicologa che non era riuscita a capire quale fosse il suo reale tormento.

Spirando tra le braccia di Wang Sung, l’ultimo desiderio era stato quello di perdere memoria di ogni cosa, nonostante lui la pregasse di non farlo. Ora sapeva che negli ultimi istanti in quel mondo aveva mentito. Lei non voleva dimenticare, anzi! Il suo terrore era che quella voce profonda, quello sguardo e quel viso pian piano divenissero evanescenti. Era atterrita all’idea che Wang So, il suo profumo e la sensazione delle sue mani forti che le cingevano i fianchi, svanissero. Ormai gli unici momenti piacevoli erano quelli in cui riusciva a stare sola. Allora chiudeva gli occhi e immaginava di essere ancora nel Palazzo di re Tajeo, accanto al suo grande, tormentato amore.

Quella mattina era stata la sua amica Ki-jo a convincerla ad andare al lavoro. Il Goryeo Era Makeup Culture era un evento da non lasciarsi sfuggire, le aveva detto, e la Heal Cosmetics avrebbe pagato loro gli straordinari. La mostra sarebbe stata dedicata al periodo Goryeo. Era in quell’epoca che erano stati creati i primi prodotti di bellezza. In quei giorni, una dama misteriosa aveva dato vita alla prima skincare coreana, che sarebbe poi divenuta famosa in tutto il mondo. Quando sentiva quei racconti, cercava di convincersi di non essere stata lei quella dama misteriosa. Si diceva di continuo di non aver cambiato lei il destino di un sovrano, aiutandolo a nascondere la cicatrice che gli deturpava il viso.

Aveva avuto una mattinata dura e si era allontanata dallo stand per bere una bibita fresca. Stava tornando dal bar quando la sua attenzione era stata attirata da una galleria che esponeva dipinti dell’era Goryeo. Era illuminata da luci calde che mettevano in risalto antiche chine, opere di un’epoca lontana. La stessa che lei sentiva ancora così viva dentro si sé.

Non avrebbe mai creduto di trovare in quel luogo le risposte a ogni sua domanda. Mai avrebbe potuto immaginare che in quell’ambiente quieto e solitario, sarebbe deflagrata l’esplosione più devastante per il suo animo già fragile.

Ora era lì, con le lacrime che le rigavano il volto e la voce rotta dal pianto che cantilenava: «Perdonami per averti lasciato solo, perdonami per averti lasciato solo…»

Non era stato un sogno. Lo aveva sempre saputo, il suo cuore ne era certo e i suoi sensi lo avevano gridato sin dal primo istante.

Una mano pietosa le offrì un fazzoletto. Lo prese senza preoccuparsi di apparire patetica agli occhi di un estraneo. Tutto ciò che riusciva a sentire era il proprio dolore. Si asciugò le gote e nel farlo un profumo speziato le invase le narici, spezzandole il fiato. Quel profumo, il suo profumo!

Intontita, allontanò il fazzoletto dal viso e lo guardò. Era blu, un normalissimo lembo di cotone eppure aveva qualcosa di speciale, era intriso del profumo che solo la pelle del suo Wang So aveva. Guardò dietro di sé per vedere chi glielo avesse offerto e vide un uomo di spalle oltrepassare la porta secondaria della sala. Fece per chiamarlo, ma in quel momento due individui le si avvicinarono trafelati:

«Conosce quell’uomo?» chiese il primo, mentre l’altro si lanciò all’inseguimento del fuggitivo.

Go Ha-jin si sollevò e guardò di nuovo il fazzoletto, poi il dipinto e senza staccare gli occhi dal viso ritratto rispose: «No, ma so che devo trovarlo.»

Fine secondo capitolo

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Moon Lovers 2 (Alla ricerca della Felicità) – Fanfiction

 

Questa fanfiction è liberamente ispirata al Drama Coreano Moon Lovers: Scarlet Ryeo. È frutto del lavoro e dell’intelletto dell’autrice. Il suo contenuto è protetto dal diritto d’autore nonché dal diritto di proprietà intellettuale. Sarà quindi assolutamente vietato copiarla, riprodurla, appropriarsene e ridistribuirne i contenuti se non espressamente autorizzati dall’autrice. Fatti e persone descritti nella Fanfiction sono frutto dell’immaginazione. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Copyright © 2021 Korean Drama & World. All rights reserved

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